V'è l'indubbia fama di Patty Smith singer di Chicago ormai 75 enne, la musa della new wave degli anni Ottanta. Patti Smith ha rappresentato la parabola del cambiamento, e come di tutto il gotha musicale degli anni '70, la critica ravvede un po' ovunque successori naturali nel tentativo di garantire al pubblico una continuità di genere e presa sugli ascolti; dire che una cantautrice è in questo caso considerata la nuova Patty Smith crea aspettive di livello ed escamotage industriale per lanciare stelle. Delle due, Polly Jean Harvey e la ventenne Taylor Janzen si dice che lo siano. Eredi della Smith, la poetessa .
Gli spartiti della Janzen fanno filtrare emozioni crude e dure ( nell'EP "Interpersonal " parla del silenzio devastante che cala sugli abusi), una voce bassa e limpida, chitarra suonata ad arte con melodie misurate e tristi. La Nylon e il New York Times accostano la sua musica "a quella ruvida di Patty Smith e persino alla magica di Joni Mitchell". Onestamente indipendente ma più folk pop
PJ Harvey, invece, così si firma Polly Jean Harvey britannica e una delle più splendenti regine del rock, oscura, ipnotica, voce e testi come un mantra, la cifra poetica di Patty Smith, forse più calda, è una grande musicista che ti entra in testa con grande sensualità, Is This Desire, quando non è ostica e dissonante. I temi delle sue canzoni vanno dalla guerra all’amore fino all’essere donna ai giorni nostri: Ho bisogno di un uomo per me/ per farmi cantare/ ho bisogno di un uomo/ per farmi sentire come se fossi una regina/ per portarmi alle altezze di Dio/ e baciare il diavolo sulla bocca/.Angelene
Di lei, può dirsi, si come Patty, e in barba alla stessa Harvey che liquida la questione come "giornalismo pigro", ma senza dubbio più figlia del suo tempo che della mistica rockstar Smith.
Mille♥