BUONGIORNO! IL NUOVO GOVERNO, SUPPORTATO DALLA "NUOVA STAMPA DI REGIME", CHE PRIMA FINGEVA DI FARE OPPOSIZIONE, MA OGGI SI SENTE "SOCIA", PARLA E PROMETTE UNA COMMISSIONE D'INCHIESTA SULLA GESTIONE DELLA PANDEMIA DA COV-SARS-2...PER IL MOMENTO LA MAGGIORANZA HA PRESENTATO UN PROGETTO DI LEGGE PER LA SUA ISTITUZIONE...COME DIRE: BISOGNA PRIMA FARE UNA LEGGE AD HOC; TEMPI? VEDREMO! COMUNQUE IL PUNTO E' UN ALTRO; TUTTI, MAGGIORANZA ED OPPOSIZIONE CREDONO CHE VI SIA STATA UNA PANDEMIA REALE; E NON, INVECE UNA COSTRUZIONE ARTIFICIOSA DELLA STESSA! MA DANDO PER SCONTATO CHE VI SIA STATA DAVVERO UNA PANDEMIA DALLE DIMENSIONI EPOCALI, CI SPIEGHI LA MAGGIORANZA, SE VUOLE "INQUISIRE " SE STESSA! LEGA E FORZA ITALIA HANNO FATTO PARTE SIA DEL "CONTE 2" E SIA DEL "DRAGHI PER TUTTI"...ED HANNO VOTATO TUTTI I DECRETI, E CONVERTITI IN LEGGE TUTTI I DECRETI DEI DUE GOVERNI; IL PARTITO DELLA "BALILLA", CHISSA' SE SAREBBE COSI' GENTILE DAL PRODURRE UN ELENCO DI QUALI E QUANTI SONO I DECRETI APPROVATI COL LORO VOTO CONTRO! Eppure, se si vuole, una commissione si può istituire con decreto, saltando i tempi di attesa che comporta l'approvazione di una legge; eppure se si vuole davvero scoprire se pandemia vi sia stata, basta fare soltanto due verifiche: un controllo dei cicli di amplificazioni dei test di tutti i deceduti classificati positivi covid, tenendo presente che la soglia massima per avere test attendibili è stata indicata da enti autorevoli e scienziati di uguale autorevolezza; superando i 30 cicli (ma anche meno) di amplificazione, il test produce un numero elevato di falsi positivi. A seguire un articolo integrale edito al seguente link https://www.medicinaintegratanews.it/test-pcr-in-italia-ne-e-in-discussione-la-veridicita-scientifica/ e già pubblicato a suo tempo nel blog e da cui si evince come in Italia si è prodotto positività in serie, amplificando ben oltre i 30 cicli, indicato da studi ed enti di controllo come soglia massima per l'attendibilità del test. (attendibilità che si riduce comunque al 30%) Il secondo controllo che basterebbe effettuare subito, da parte dell'ipotetica commissione d'inchiesta, è una verifica nominativa dei deceduti con un tampone positivo al virus, escludendo, come molti indizi portano a sospettare, che tanti siano morti "due volte"! Magari emergerebbe una verità molto ma molto scomoda e penalmente interessante!
Test PCR, in Italia ne è in discussione la veridicità scientifica
La mancanza di regole condivise sui kit diagnostici (relative ai troppi cicli di amplificazione) altera il risultato di positività/negatività al Covid. L’allarme arriva da Aifa, mentre l’Oms chiede un giro di vite per l’uso indiscriminato dei tamponi sugli asintomatici
L’efficacia dei test PCR (Polymerase Chain Reaction) è sotto la lente d’ingrandimento degli esperti del settore a livello nazionale e internazionale. Questa tecnica di biologia molecolare, che consente la moltiplicazione (amplificazione) di frammenti di acidi nucleici con un andamento esponenziale (a 30 cicli il materiale genetico è amplificato un miliardo di volte) ed è valsa il Nobel per la Chimica a Kary Mullis nel 1993, potrebbe aver fornito numeri dei contagi da SARS-CoV-2 molto più alti rispetto a quelli reali. Un concetto espresso anche dal Presidente di Aifa Giorgio Palù, il quale ha affermato che trovare un soggetto positivo alla PCR non vuol dire malato, ma nemmeno contagioso. «Si è detto che non erano affidabili i test, ma neanche la PCR era affidabile, nessuno l’ha mai validata, è nato un test senza un gold standard, è stato fatto ex post».
Sembra incredibile che a un anno e mezzo dalla pandemia continui a persistere questo stato di ambiguità. Anche perché è la positività o meno al test che determina la diagnosi di Covid (una sindrome), decessi compresi. Una comunicazione dell’Associazione microbiologi clinici italiani del 28 agosto 2020 del resto metteva in guardia: «La positività con valori di Ct elevati (indicare la soglia individuata come ultimo percentile o in mancanza di questa informazione indicare maggiore di 35) in più del 95% dei casi non è associata a presenza di infettività». Peccato che in caso di positività accertata il referto non indica nel dettaglio a quanti cicli di amplificazione sia stato eseguito il test. Lo scorso giugno il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, intervistato dal Corriere della Sera, aveva fatto notare che sotto le centomila copie di Rna non c’è sostanziale rischio di contagio, secondo un lavoro pubblicato da Nature e confermato da diversi altri studi.
«Sul test di riferimento ruota la diagnosi, che in sintesi è: qualsiasi condizione patologica, e non, associata a un test positivo. Il che è chiaramente un modo distorsivo di interpretare la realtà e del tutto irrazionale – spiega Fabio Franchi, infettivologo – Il test di riferimento (tampone-PCR) non è mai stato validato e non è mai stato standardizzato, cioè viene usato in modo diverso nei diversi laboratori, con kit differenti che spesso non vanno d’accordo tra loro e spesso neanche con sé stessi. E non è stata neppure dimostrata alcuna correlazione causale tra la positività del tampone (equiparata a presenza virale) e la malattia (polmonite interstiziale) – aggiunge – non solo secondo i postulati di Koch, ma pure in base a quelli di Evans, Mill e Bradford Hill. Più semplicemente, la positività del tampone non è necessaria (sono molti i casi negativi di polmonite interstiziale bilaterale) né sufficiente (la positività può esserci anche con buona salute persistente) per avere la malattia. Bisognerebbe eseguire un grande reset su tutta la materia. Sul Covid hanno pubblicato più lavori scientifici in un anno e mezzo che in 36 anni sull’Hiv-Aids: oltre 150 mila».