Rufo

20\02\2019


Sono tranquilli i giorni che vivo;sono nato dopo la morte ,non sono morto dopo esser nato:una felicità purissima oltre tanti giorni difficili.Di notte stavo sveglio ,mi levavo dal letto in attesa dell'alba così la sera dopo aveva più sapore il riposo.Il cuore non tratteneva nulla ,abbassavo gli occhi,la libertà che mi sono preso non mi è stata perdonata,quello che senza ritegno mi sono permesso mi ha sconvolto.Avevo un contegno leggero e un non so che mi cominciò dentro.Ero molto arrabbiato con me stesso.Ogni fiore è la voce di Dio che dice l'inesprimibile beatitudine del vivere per sè:ciò è l'etrno.Si fa buio,non è più possibile restare ancora è tempo di separarsi.Quante cose sono nella mente,si rimane confusi e si dice di sì a tutto.Rivolgi a me il tuo viso di fiamma ;ho per regno la natura e fisso l'essere nel suo profondo,guido il mio essere al profondo.Il mio sguardo si volge alla luna che sale serena e mi illumina di una stillante luce d'argento.Tempero l'aspro meditare su di me: nulla di perfetto ha l'uomo in sorte.Una opaca gioia m'avvicina a Dio a cui non so più rinunciare e gelido e sfrontato divento con me stesso,muto in nulla tutti i suoi doni.Studisamente Egli m'attizza in cuore una fiamma indomabile:il desiderio d'eterno è piacere per la fine.Nei sotterranei d'insondabile tristezza dove il destino m'ha relegato e in cui mai può penetrare un raggio di sole,in cui tutto è notte,scontrosa ospite,sto come un pittore che un dio ironico condanna a dipingere nelle temebre e dove come un cuoco dai funebri appetiti faccio bollire e mangio il mio cuore. A momenti brilla allungandosi e distendendosi uno splendido fantasma che incede con una sognanante andatura,in lui ti riconosco nera eppure luminosa.Ho respirato con ebbrezza il granello d'incenso che riempie una chiesa.Un incanto profondo e magico nel quale il passato torna a vivere e ci inebria nel presente,così colgo il fiore squisito del ricordo.Come una bella cornice aggiunge al quadro un nonsochè di strano e d'incantato,così splendide dorature s'adattano mirabilmente alla tua bellezza mostrando la grazia infantile di una scimmia.Malattia e morte fanno cenere del fuoco che per noi due arse,di quei teneri occhi,di quei moti che resta terribile anima mia?Null'altro che uno schizzo sbiadito.Tu ,come me, ora muori in solitudine e il tempo ingiurioso ogni giorno struscia con la sua ruvida ala:nero assassino non ucciderai mai nella mia memoria colei che fu per me distruttiva gioia.