10 maggio 2024

Percorro il cammino dall’uomo al verme: tramonto, sono soltanto un’ibrida disarmonia che oscilla tra il sasso e uno spettro, rimango fedele alla polvere e apprezzo le viscere dell’imperscrutabile. Sono un fiume immondo, la massima esperienza che vivo è l’ora del grande disprezzo, l’ora in cui mi fa schifo anche la mia felicità, in cui mi fa schifo la mia ragione e la mia virtù. La felicità non può giustificare la mia esistenza , la mia vita è un cammino sopra l’abisso, è un periglioso guardarsi indietro, è un rabbrividire e un fermarsi. La mia grandezza sta nel fatto di non avere uno scopo ma di essere un tramonto: io non so vivere se non tramontando. Non sono capace di trovare una ragione alla mie esistenza ,sono capace solo di provare disprezzo per me stesso perciò non posso che volere il mio tramonto: questa è la mia principale virtù. Faccio del mio tramonto il mio destino funesto così esisto dimenticando me stesso: sarei l’uomo più spregevole se non sapessi disprezzare me stesso; la mia anima è morta ancor prima del mio corpo: non perdo nulla perdendo la vita!

26 aprile 2024

Ogni attimo della mia vita è indivisibile nella sua puntualità, a dispetto di ciò che il mondo mi chiede cioè di “materiare” io lo spiritualizzo. Il tempo mi consuma ,io consumo il tempo, questo è l’unico modo di esistere. L’attimo cioè l’unità di misura del tempo è una finzione di tipo matematico. Non so dove va l’attimo che passa , di sicuro tra due attimi il tempo manca. Il tempo che passa è soltanto una metafora ma gli consacro ogni istante della mia vita, esso non mi conduce solamente all’eterno ma è l’eterno in se stesso giacchè eternamente si ripete. Godo di questo eterno presente, in questo eterno presente la mia vita si chiude , essa è già in se  la morte. L’attimo e non l’infinito tempo seriale mi spalanca la piccola porta dell’eternità. Il tempo è l’immagine in movimento dell’eternità, io non vivo mi “temporalizzo”. Sono immerso nella oscurità del vissuto, tutta la mia esistenza geme sotto il giogo del tempo, tra idee eterne sprofonda l’opacità dell’ esistenza. I cieli cessano di girare, il tempo si ferma, anche se la mia anima continua ancora a misurarlo. Il tempo stesso per se non è ma le cose stesse conseguono e hanno senso in funzione del tempo. Il tempo è lo schema del mio cambiamento, del mio divenire , il tempo è forma del mio tendere al Nulla. Sono immerso in un tempo fatto di una successione di istanti semplicemente presenti. Non so dove il tempo imprime le sue orme, mi inganno se penso che rotola e corre: il tempo resta sono io che me ne vado!

24 aprile 2024

Vivo ogni istante della mia vita come un limite senza spessore, la somma di tutti questi istanti , che forma il tempo, è uguale a nulla. La mia esistenza sgorga per intermittenza , penso il possibile , rendo indistinto ciò che mi compenetra. Giaccio nel presente che è ciò che è passato e ciò che non è ancora. Ogni mia percezione è già memoria, tutto è già un passato che erode l’avvenire. Mi sporgo nel presente e mi accorgo che è già definitivamente tramontato, sono scagliato fuori dal tempo in una cristallina eternità : tutto è compresente Nulla. Utopiche costellazioni ombreggiano la mia anima ,la maggior parte del tempo vivo interiormente a me stesso, esisto per il mio mondo interiore, penso piuttosto che parlare, mi pongo nella pura durata così contemplo la mia vita come un soffio.

20 aprile 2024

Vivo la piccola morte degli istanti che si susseguono vuoti ed omogenei nel tempo cronologico, non supero l’oscurità dell’attimo vissuto ma sono immerso in un intermittente sgorgare di grumi di tempo. Riduco a zero tutte le cose immerse in un istante indivisibile punto discriminante tra passato e futuro tra i quali si situa il Tempo stesso numero del movimento tra il prima e il poi.

17 aprile 2024

L’angoscia per il possibile colma le mie giornate , il presente è l’inautentico che mi pervade, il tempo del destino costituisce il mio esserci. Conosco il fuggire del tempo attraverso il pensiero della morte , attraverso il pensiero dell’essere-per-la-morte. L’angoscia è pronta al suo balzo quotidiano, sono immerso nella vuota successione degli anni. Mi cristallizzo nella morte, il finale autentico non è che l’essere-per-la-morte. Trascorro la vita come un giorno feriale senza solennità. Amo la mia incompiutezza, morirò sazio della vita , ho come unico rifugio la mia fine. Nell’oscurità dell’attimo presente vivo già la morte che con le sue ganasce mi stritola. Non sento aroma d’eternità al di sopra dell’attimo passivamente vissuto.La pienezza del vivere si sottrae ogni istante che esisto, l’amaro stilla dall’esistenza : invoco l’abisso e lo sprofondarmi nella morte.

13 aprile 2024

Vivo l’oscurità dell’attimo, la sua opacità, non colgo il presente in quanto tale ma lo attraverso come zona d’ombra che esperisco solo nell’attesa e nel ricordo. Fuori dal tempo dell’attimo comunico con l’eternità; vivo un tempo granulare : solo il Nulla è continuo. L’attimo che mi è appena sfuggito è la morte stessa così appartengo a mondi aboliti, a firmamenti spenti. Mi annicchilisco nell’istante dell’assenza da me ma non riesco a sottrarmi alla distruzione del tempo, sono sconfitto dalla sua opacità che mi circonda. Una parte di me continua a morire con il mio passato, non mi resta che contemplare la nostalgia; insofferente ad ogni sosta il divenire è la mia regola. Ammiro scorci inquietanti di solidificazione del tempo, l’eternità traluce attraverso l’istante , si spalanca davanti a me il vuoto di abissi sempre più bui, sono trasportato dal tempo verso il grande istante di un improvviso silenzio, la mia vita rotola senza meta , sono una monade fatta schizzare fuori dal continuum del mondo. Ho dentro di me il tempo come in verme che banchetta col mio corpo, mi sforzo di solidificare l’attimo ma rimango una monade insoddisfatta del suo isolamento ,gravida del non-ancora. Mi slancio verso l’incompiuto, ogni stato del mio essere precipita , si cristallizza : non posso che prepararmi all’improvviso fermarsi del tempo.

29 marzo 2024

Cancello il tempo, rimango alla mercè del cielo: via dal mondo abitato, solo solitudine e silenzio, la vita è un banchetto di fantasmi, l’effimero è amante della luce, l’assoluto del buio. Mi sforzo di esistere in un difficile equilibrio tra unità e separazione, mi riempio dell’atto eroico del vivere. Convoco tutte le immensità cosmiche, abbraccio un’altra totalità che non sia quella della esistenza concreta nel mondo. Sono fatto di materia trasparente ,la testa mi si aggomitola in uno spreco di emozioni, voglio sempre trovare una frase per quello che vedo. Sono parte della morte che mi circonda ,è piacevole sentirmi nel vuoto, nella mia esistenza trionfa lo strappo, la falla del senso il cui tessuto non può essere riparato. Le mie ore risuonano a vuoto, la realtà autentica è sospesa, albergo in me il bisogno di odiare e distruggere, faccio della lingua una frustra che ordina e comanda , celebro l’incompiutezza, l’interruzione , l’impossibilità del senso compiuto. Tra suono e senso, tra segno e referente agisce una distanza infinita, comunico esponendomi alle oscillazioni del senso, è frainteso il significato di ogni suono, il suo senso è impreciso. Non ne posso più della vita, vorrei che Dio decreasse il mondo, godo il frutto dei miei fallimenti e lo chiamo trionfo.

27 marzo 2024

Trasporto sensazioni difficili, ogni frase compiuta ha la sua esteriorità di cui non mi prendo cura di cercare il suo senso profondo, abissale. Detriti di pensieri si spezzano contro l’ammasso incoerente della realtà fatta di forme di cose in moto che chiamo tempo. La lingua sogna il silenzio e finalmente tace ,si fa tutta interiore. L’intensità del pensiero cresce con il silenzio delle parole ,non si versa più nel sonoro ,così il silenzio bagna la mente . Il silenzio non è affatto un vuoto di parole ,né tanto meno un vuoto mentale ,nel silenzio la mente si fortifica , le parole non si versano più nel fuori ma sprofondano in se stesse nella pregnanza del proprio significato. La resa verbale di un pensiero è un abbandono di senso , nel silenzio lievitante di parole non scambiate il pensiero si dilata di significati infiniti: non c’è nulla nel fuori del mondo, tutto è dentro nella coscienza che si esprime con un monologo  interiore; c’è una forma di conoscenza che si forma nella incomprensione ,nell’urto con le difficoltà, qui l’onnipotenza e l’impotenza si toccano nella solitudine dell’io interiore con la quale non sono lasciato a me stesso ma per la quale raggiungo qualcosa di universale, di immenso, di infinito.

26 marzo 2024

Affondo sotto i marosi del tempo che con la sua carica di distruzione mi sopraffà fino alla morte. Il significato dell’esistenza è oscuro ma qualcosa c’è prima del suo senso, qualcosa che è in anticipo sulla parola ,percepisco  così i gradi più sottili della realtà. Con la morte la presenza cede all’assenza così posso sopportare il vuoto di ogni giorno. Tocco il vertice della felicità quando sto in silenzio senza comunicare nulla. Nell’estrema oscurità della vita riso, pianto, tristezza e allegria si tormentano reciprocamente ; c’è in me qualcosa di muto ,qualcosa che non vibra, che non riesce a vivere : solo non vivendo tengo a bada la realtà. Distendo sul mondo i dubbi di ogni giorno , percepisco l’amaro di tutte le verità. Ogni giorno non sono più chi ero ,il futuro avvelena le fonti della mia esistenza : perché desiderare un’altra vita? Forse che una non basta?! Il tempo, il puro tempo ,il puro passaggio di tempo non è che pura morte , respiro di vita che scema. Il tempo è scandito nei modi di un chiarore che irradia o ,al contrario, è un’ombra che progredisce? Tutto il tempo è insidiato dal negativo dell’assenza che è puro vuoto. Nulla sta fermo, tutto progredisce ,tutto va con un moto perpetuo in un trapasso dal visibile all’invisibile.

16 marzo 2024

Il mondo precipita infinitamente, il tempo precipita in distruzione , la tenebra si trova nel fondo della mia anima. Sotto l’alluvione del tempo non faccio che toccare, nella mia esistenza, un fondo impenetrabile se non all’immaginazione. Il mio io non è oggetto del mio pensiero , è un io-penso assolutamente impersonale , è un io-immaginante , il luogo di un legame inscindibile tra sensibile ed intelligibile. Non mi fido della realtà, voglio andare oltre , ascoltare una voce universale , è il linguaggio la via per passare oltre. La vita, così com’è, non è il luogo dell’esistenza che si raggiunge attraverso la disciplina del silenzio: il silenzio profondissimo di sé. Una spietata verità dice che non è la vita che conta, ciò che conta è oltre il reale , ha un’altra unità di tempo e di luogo, appartiene al possibile ,è legata all’antecedente :il Nulla. Quando immaginazione e realtà si confondono e si integrano pervengo alla cosa in sé . Vi è qualcosa di tremendo nella scrittura : un vero e proprio colloquio con i miei fantasmi, la scrittura è alchimia che confonde i confini certi fra morte e vita. Se la vita tornerà spero sarà con un aggiunta di senso. Il mio essere è un nodo di sensibilità e intelletto ,non sono un io-penso ma un io-immaginante che ha il potere di arrivare a dire la realtà vera mentre la sensibilità è una facoltà poetica che consente la conoscenza del tutto.Diffido della realtà, della sua pochezza ,ogni convenzione è inadeguata a rappresentare il mondo in cui vivo, sono sopraffatto dal senso di poesia dell’esistenza.