Rufo

23\03\2019


Vedere una montagna mi rimescola .Oggi non vedo più nulla e la montagna è soltanto fatica .Ogni cosa che faccio è destino.Nè gli anni nè gli acciacchi mi spaventano ,vorrei cadere più in basso e perdere tutto:è la sorte comune.Val la pena di fare una cosa ch'era già come fatta quando ancora non c'ero?Quel che mi tocca nella vita è più crudele di un dio.Cercavo,come tutti,di far bene,di trovare nei giorni un bene ignoto che mi desse la sera un sollievo,la speranza che domani avrei fatto di più-Osai credere soltanto ai miei pensieri,agli istanti di tregua ,ai risvegli improvvisi.Non scampai a nessun agguato e così il destino mi compiva.Vorrei essere l'uomo più vile purchè quello che ho fatto l'avessi voluto,non subìto,non compiuto volendo fare altro.Ho vissuto la vita di tutti,sono stato giovane,ho veduto il mondo,riso,giocato,parlato,ora mi rimane soltanto l'orrore perenne di compiere proprio la cosa saputa:ho saputo sempre di agire come lo scoiattolo che crede d'inerpicarsi e fa soltanto girare la ruota della gabbia.Che dovrà dire un uomo vissuto sempre in un paese,in un mesteriere che fa ogni giorno un solo gesto,e ha i soliti figli,le solite feste e muore all'età di suo padre del solito male?So che anche il servo o l'idiota se conoscessero i loro giorni schiferebbero anche quel povero piacere che ci si trova.I disgraziati che hanno cercato il mio destino sono forse scampati al proprio? Mendicare o reganre che importa?! Vivi come vuoi la tua vita e lascia il resto a Dio.Non saprò mai se ciò che ho fatto l'ho voluto,ma certo la libera strada ha qualcosa di umano,di unicamente umano;nella sua solitudine tortuosa è come l'immagine di quel dolore che ci scava ,un dolore che è come un sollievo,come la pioggia dopo l'afa ,silenzioso e tranquillo pare che sgorghi dalle cose ,dal fondo del cuore.Questa stanchezza e questa pace dopo i clamori del destino sono forse l'unica cosa che è nostra davvero.Un giorno c'erano le voglie del cuore ,il sangue e i risvegli per uscire dal nulla .Anche il desiderio di scampare al destino è destino esso stesso.Non siamo noi che abbiamo fatto il nostro sangue ,tant'è saperlo e vivere franchi.Si può avere fortuna e non giungere mai alla meta.La montagna è per me un'altra infanzia :la fummo fatti quel che siamo.Altro è parlare altro è soffrire ,ma certo parlando si placa il cuore,parlare è come andare per le strade giorno e notte senza meta,si cerca una cosa e si trova tutt'altro,anche questo è destino:parlare ci aiuta a ritrovare noi stessi.Strana cosa che per capire il prossimo ci tocchi fuggirlo,i discorsi più veri sono quelli che facciamo per caso tra sconosciuti.