Rufo

14\05\2019


Gli uomini avanzano nel mondo alla maniera di sonnambuli,prigionieri di oachi bisogni ed elementari desideri.Lo scopo della vita è assaporare al meglio la propria esistenza allontanadosi da zone opache ,non riverberanti,della coscienza e dell'incoscio che impediscono di raggiungere se stessi,ma questo è impossibile perchè siamo degli invertebrati morali ,degli aridi arrivisti,vanitosi oltre ogni limite.L'io di cui siamo costituiti non è costruito in acciaio e cemento ma di pezzetti di memoria:siamo quello che siamo stati,siamo il delicato prodotto dell'arte della rimembranza.L'uomo si esalta per la vertigine dei possibili,non si cura delle ferite della coscienza (al massimo tamponate al prezzo di anestetizzarla) che invece premono sugli argini della vita.Si assiste ad una banalizzazione della esistenza ,si è chiusa l'utilizzazione del dolore quale radice viva di costruzione della personalità,il dolore si presenta come fonte di enrgia obsoleta.Quando si propaganda la sdrammatizzazione dell'esistenza si apre la porta ad una nuova specie:l'uomo d'allevamento.L'uomo,come gli altri animali,ha bisogno d'essere addomesticato:far approdare l'uomo a se stesso sollevandolo dall'abbruttimento animale che è il suo punto di partenza e considerare il regno animale dello spirito come punto d'arrivo:l'uomo compiuto è un libero animale da preda.