Rufo

26settembre2019


Il non-Essere è onnipresente sta dietro la nostra esperienza di essere spinti dal passato verso il futuro. La vita felice è nell'ozio e nell'isolamento. La pienezza della vita coincide con la sospensione dell'agire,l'esistenza sembra,a questo punto,toccare la non-esistenza. Il sentimento della vita può descriversi più per negazioni che per affermazioni. Dove c'è sovrabbondanza di vita c'è dolore,dove c'è carenza di vita c'è un'esistenza più acuta e sensibile. Si sprofonda nella vita come in un abisso dal quale si riemerge solo con la morte. Il "sè" indiviso,la pura unità di sè con se stesso si ottiene nella assoluta solitudine: "beata solitudo, o sola beatitudo". Dimenticare se stessi,cancellare le determinatezze stabilite dall'azione significa rivelarsi a sè.L'oblio dell'azione intensifica il sentimento della propria esistenza ,si è risucchiati nel gorgo della propria interiorità.Si crea così un pulsare,un oscillare lento e continuo del sentimento di sè,si spegne così la fame di realtà,si fa tacere per sembre la brama di ignoto. Il vero sentimento d'esistenza nasce dal puro,semplice,fisiologico vivere,così possiamo ricongiungerci a noi stessi.Il vero esistere non nasce dal porsi degli scopi o dal superare gli ostacoli:il Nulla è indispensabile alla felicità e alla vita. La vita più alta e perfetta non è che un puro vegetare. Si perde il senso della vita se ci si rapporta alla natura in termini di pura utilità: l'ozio ristabilisce l'equilibrio turbato,il clamore dei nostri intessi pratici non è tutto. Essere e nient'altro,farsi coprire dalla polvere del tempo per sfociare così nella propria origine :siamo emersi dal Nulla. Un essere ammorba il mondo: l'uomo!