Rufo

6febbraio2020


Se c'è qualcosa piuttosto che niente allora c'è come minimo un campo di senso e un oggetto,e se c'è come minimo un campo di senso,ce ne deve essere almeno un altro all'interno del quale il primo deve apparire per esistere.C'è,quindi,una pluralità eterogenea di campi di senso che implica una plurivocità dell'essere.Ma non c'è una risposta alla domanda perchè c'è qualcosa piuttosto che niente: "niente" è stravolto dalla molteplice apparizione dell'essere che avviene esclusivamente in nessun luogo,nel cuore del Nulla, nel bel mezzo del vuoto. Il senso è l'orientamento di qualsiasi realizzazione cognitiva. Non tutti i pensieri sono capaci di verità,ma questo è un pensiero vero? La realtà che percepiamo come il Tutto è in incompleta. L'esistenza è impresentabile. Il Vero è il non-fondamento. Il disuguale con se stesso cioè il non identico è il presupposto necessario di ogni campo di senso. Essere è,in senso esistenziale,apparire in un campo di senso. Il "c'è" precede l'Essere o l'Essere precede il "c'è"? L'Essere finisce solo il Nulla è inesauribile. L'Essere è retroiezione tardiva. Qualsiasi cosa candidata all'esistenza è accessibile il che non significa che possiamo avere una rappresentazione o una cognizione capace di verità a proposito di tutto ciò che esiste. Non è la struttura dei fatti che li rende inaccessibili ma la struttura dei nostri accessi ai fatti. L'Uno non esiste. Che 2+2 faccia 4 è una verità relativa perchè anche 3+1 fa 4. L'identità non può esistere indipendentemente dalla pluralità: l'Uno è impossibile ,non può esistere,se esistesse dovrebbe apparire in un campo di senso sarebbe cioè quest'uno piuttosto che l'Uno. Siamo impegnati nel tentativo di dare un senso al dare senso. Ciò che è necessario e universale è per definizione apriori. Il tempo ci rende incompleti perchè ci fa esseri finiti:finiamo per il tempo e nel tempo.