Rufo

22marzo2020


L'eco sonora della mia spumeggiante tristezza fa traboccare il cielo dai miei occhi nei quali brilla una stella.Vado avanti ma guardo indietro dove nuotano i morti che mi salutano dal buio,laggiù scaglio la mia anima che con flebile sibilo graffia i miei occhi.Porto l'indefinito nell'eterno,in briciole si sfalda la mia vita,è fuoco contagioso il mio pensiero.Ho conficcato negli occhi il ramoscello che nel bosco mi indicò la via,le mie palpebre tendono verso questa primavera,il Nulla scava le sue fosse ,il vomere gocciola di lacrime di colui che ci contò le ore e che seguita a contare.Ora l'aria è più fresca,più umida,notturna,io corro là dove il vento si ferma,gli sono grato perché spazza via il tanfo delle esalazioni umane ,la mia felicità rannicchiata ride proterva.C'è un silenzio luminoso,tace anche il sole,è muto tutto ciò che pervenne alla vita,tutto è travasato nelle urne che una mano d'ombra chiuse per sempre:la parola vita si richiude da sé e mi fende l'anima,intirizzisco al gelo della conoscenza che tutto è fine,sperare nell'eterno è come tentare di far fiorire il ghiaccio eppure l'ultima rosa,anche stasera,chiede d'esser nutrita da quest'ora che lenta fluisce.