Rufo

23 giugno 2020


Una serpe indugia al chiaro di luna, cose eterne mi bisbigliano all'orecchio, qui ci sono già stato, per questa orrida via ci tornerò in eterno. Nella profonda mezzanotte anche i cani credono agli spettri, la luna piena è salita sul tetto della casa. Tutto ritorna, il bene e il male, non ci si può sottrarre a questa eterna malinconia.Inevitabilmente si muore quindi non voglio una vita migliore ma sempre identica a se stessa così da non perdere niente. Vince,sempre,l'acuto sentimento della morte allora è sciocco dire sì alla vita, creare nuovi valori; l'atteggiamento nei confronti degli eventi è sempre ossequiante: la volontà eternamente rimbomba in uno spazio vuoto. L'avvento del nuovo è l'illusione delle illusioni e l'uomo non è altro che un cane invecchiato alla catena che con malcelata gioia avverte il passare del tempo distruttore che lo conduce alla fine del supplizio della vita, dell'esserci presente quotidiano.L'uomo gode della caducità di tutte le cose e non sopporta chi vuole dispiegare nella ruota del tempo tutti i suoi molteplici ego.L'uomo del risentimento secerne il suo declino e lo desidera come punizione destinata a tutti.Si può solo rendere veemente questo destino e non intralciarlo o arginarlo.Tale decadenza umana emana una fosforescenza che illumina l'esistenza. Non si può raddrizzare la parabola del destino nè renderla un cerchio: tutto finisce,nulla ritorna,così l'esistenza non diventa incerta ed inadeguata ma si fa consapevole della sua natura ondeggiante e pericolante : così l'uomo non è evanescente ma solido come la morte.