Rufo

10 novembre 2021


Saluto la favilla del sole, saluto la polvere di me stesso, rimango in estasi dinanzi al Vuoto. Sono insidiato dalle profumate rovine della mia esistenza, la mia felicità s'ingolfa nel vento della strada. Decifro il mondo con l'aiuto delle nuvole, l'unico dovere che mi sono dato è avere una persistente intimità con l'universo. Ogni dolore mi garantisce un rifiorimento interiore. La mia esistenza ha l'arrogante apparenza del miracolo. Le cose semplici si avverano tra il crepuscolo e il cielo, tra la morte e la bellezza. Ho dato d'un sol fiato la scalata all'avvenire, un pozzo colmo di stelle illumina questo mondo di contraddizioni ,questo mondo ostile ai trasparenti. Non posso vivere senza l'ignoto davanti a me , perderei persino la polvere del mio nome. La mia esistenza è una sottomessa agonia, sparirò senza nessun rimpianto, la liquidazione del mondo continuerà senza interruzione. Ottengo qua e là , a fatica, qualche frammento di vita ; la vita inesprimibile è quella che solo conta, è quella alla quale accetto d'unirmi, è quella che mi viene negata ogni giorno dalle persone e dalle cose. Il mio sguardo secco vede il Nulla al centro del mondo, a percorrerlo m'inoltro nell'informe. Il primitivo volto del cielo svela un avvenire affamato di me in quest'alba che trasmette la sua meraviglia.