Rufo

10 dicembre 2021


I fulmini della ragione illuminano il nerume della vita, l'inutilità laboriosa di giorni tutti uguali mi fanno sentire un vegetale progredito, ciò che mi rimane è sfruttare il privilegio di stare in penombra. Rifiuto la vita reale come una condanna  ma vivo quanto di più banale esiste nella vita reale. Solo il destino ha un senso ,il destino dà un senso anche all'esistenza di Dio, io giaccio nel destino. Appartengo ad ogni ora orrenda di questa giornata che si assolutizza in tenebra e che si macchia del ricordo di qualunque cosa che muoia.In queste notti velate di chiaro di luna e tiepide d'angoscia si mostra la parte sinistra delle bellezza celeste, in esse cammino sulla scia di me stesso: basta una lieve brezza per farmi ondeggiare.Ho smesso di volere,ho smesso di conoscere le emozioni,giaccio sotto la vacuità dell'universo intero.I miei occhi ricevono il saluto spento della giornata che sta finendo, seguo, nella notte che avanza,un corteo di vuoto e niente, partecipo al funerale della speranza. L'orrore di essere vivo non trova un lenitivo, un antidoto, un balsamo.Vivere è una cosa impossibile, sperare e disperare si equivalgono in freddo e cenere. Abolire la vita non comporta nostalgia di niente, il naufragio dell'anima è una salvezza,la sostanza di tutto è morte,l'universo è un cadavere che ho amato ma tutto è diventato niente nella luce calda delle nuvole: ogni vita ha un inizio opaco di indefinito indecente rancore sotto l'azzurro cattivo del cielo.