Rufo

02 ottobre 2022


Vivere significa inabissarsi nel vuoto del non-senso, per questo faccio della vita una occupazione marginale : vivo nella vita l'impossibilità di vivere ,esistere interrompe ogni inno alla vita. E' uno sconforto sapere che tutto avrebbe potuto non-essere evitando così lo sfacelo del corpo. Mi stabilisco al di fuori della vita , la somma di non-vita diminuisce il potenziale di nostalgia dell'esistenza. Sono inghiottito dalle apparenze della vita ; il simbolo dell'esistere sono le tenebre , rimpiango solo le cose fugaci, la vita grida contro la vita. Vivo per esaurire il contenuto del mio Essere , non lascio che nulla mi sopravviva , veglio in ogni istante fino a diventare la carogna finale , non mi lascio trasportare dalle ali ironiche delle illusioni. Non mi nutro di sete di futuro né di nessuna disperazione : tutto tende attivamente a non esistere . Considero ogni distruzione una azione positiva , prima che la morte arrivi sono già una tomba. Il mio obiettivo è l'annientamento, ogni paradiso è dissolto, le brezze dell'estinzione generano felicità, fanno sparire il marciume che mi porto dentro. Quando grido "Io" si compone la sintesi della infelicità. L'essere umano è una atroce beffa , il piacere è un dolore con un nome più dolce. Perdo il mio tempo quando desidero qualcosa , quando sopporto la mia solitudine fino in fondo innalzo la mia anima al di sopra di Dio: esistere è accettare il ridicolo. Un indefinito senza contenuto contiene tutto, il vago è l'unico timoniere sulle onde della mia anima. La mia anima precipita nel bagliore degli abissi dell'eterno per fondersi nella sua ultima luce. La mia vita è una storia che il Tempo racconta a sé stesso. Aleggio nel Nulla senz'altro nutrimento che quello dei miei rimpianti. Vivo grazie alla capacità d'inerzia della disperazione . Il corpo col suo sfacelo partecipa dell'Assoluto. Misuro il mio grado di disillusione dai disgusti di cui sono capace . In cima ad una stella invisibile contemplo un paradiso capovolto. Vivo la vita con un futuro ma il Tempo si conficca nei suoi stessi istanti e lo cancella.  Mi dispiego nell'ombra dell'impossibile e mi struggo in cerca delle mie lacrime. Fine ultimo della mia vita è percorrere un cammino che mi condurrà sotto terra. L'idea della morte trasforma il futuro in passato, la vita è una assurda lusinga con cui il Tempo mi inganna , è un non-senso rigurgitante di linfa . La morte mi guarisce da tutti i mattini e spegne l'ardente desiderio di un eterno qualcos'altro. Il marciume è l'obiettivo verso cui si orientano tutti i miei tessuti: l'idea di essere tutt'uno con la vita è una aberrazione feroce.