Rufo

5 dicembre 2022


Mi turbo e fremo per cose insignificanti in questa giornata grigia e fiacca. Voltandomi indietro sulla strada senza ritorno osservo di non averla seguita come avrei voluto. Soffro per una nube che passa davanti al sole ,il mio isolamento è un annullamento, una modesta rinuncia alla vita. Le mie ore più felici sono quelle in cui non penso a nulla ,in cui non ho desiderio di nulla; sono perso in un torpore vegetale come un muschio che cresce sulla superficie della vita. Assaporo senza amarezza la coscienza di non essere nulla ,pregusto la morte ed il dissolvimento. Mi escludo dagli scopi e dai moti della vita, perseguo la rottura del contatto con le cose. Non voglio sentire la vita né toccare le cose , non voglio essere contagiato dal mondo. Faccio poco, mi accontento di respirare, vivere mi opprime. Mi sento liberato quando cesso di esistere, tutto diventa una vaga penombra. Questa giornata trascorre pigra e soave ,nuvolosa e mite, guardo senza speranza un cielo anonimo pallidamente azzurro, assisto attento ad uno spettacolo che non c'è. La vita scorre inutile e senza ragione , sono consapevole di non essere consapevole di niente, tutto si spegne in un vago bagliore. E' un vago soffio ciò che non oso vivere, ciò che penso è un sussurro inutile: figlio del caos vado verso l'abisso ricordando che anche Dio è qualcosa che passa e non rimane.