Rufo

14 gennaio 2023


Dio disubbidisce a qualsiasi principio e fa si che niente esista veramente : anche ciò che è accaduto avrebbe potuto non accadere. Mi sbarazzo dei miei pensieri e di me stesso, mi annullo sebbene fingo di continuare ad esistere. Cerco il veleno di una lucidità superiore ad ogni dubbio , sono avido di contraddizioni, spaventato da ogni conclusione. Mi comprometto con quella cosa stravagante che è il mondo; penso che la vita non abbia alcun senso, penso che la creazione sia un errore , una stoltezza ,il castigo di Dio. In me c'è posto solo per la morte ma l'alternarsi di vita e di morte non mi riguarda, ancor meno i concetti banali di bene e male. Aderisco alla sofferenza , balzo dal ruscello all'aria , ho bisogno di poco per esistere: la vita è corta ci vuole solo un po di pazienza. Sono solo sebbene mai abbastanza ciò mi fa precipitare in una serena disperazione . Non c'è niente di più vano ed ondeggiante dell'uomo. Fino alla fine cerco di vivere altrove ,in una squisita penombra o in una delicata allucinazione. Le tenebre squarciate della notte mi aprono confortevoli abissi che contemplo soavemente. Approfondendomi nella Realtà mi strazio e mi piego ad accogliere tutta la vita che incombe sopra di me. Sono un uomo mite quindi ho scelto l'arte della passività. Allontano la Realtà e illumino le apparenze del mondo. Sotto quest'implacabile terso azzurro del cielo la mia ragione getta una luce insufficiente sul mondo, nella penombra dei suoi confini si insedia tutto ciò che è paradossale. La mancanza di tenebre mi rende triste, una sfera caliginosa avvolge il mio io: non mi resta che concludere docilmente la mia esistenza.