Rufo

05 luglio 2023


Ristagno in una indifesa esistenza : vivere è essere in uno stato di perenne congedo dal mondo. La luce con il suo apparire e scomparire conduce la danza della vita,  esisto in un passato che non è ancora passato cioè nel presente nel quale la morte afferma il proprio invincibile diritto a distruggere la vita. In quest'attimo d'estate amo l'inevitabile caducità dell'esistenza cioè il fatto di scomparire. Sono assediato dalle inquietanti realtà dell'inizio  e della fine , della nascita e della morte. La vita è anche morte ,è soprattutto morte. Un flusso di percezioni vagano indifferenziate e le chiamo vita nella quale aleggia la struttura estatica della esistenza. Il mio essere è tempo nel senso di un non-finito, anonimo, irremissibile tutto presente. Mi ritiro dove non potrò mai essere trovato da nessuno: in me stesso. La realtà mi inchioda alla mia fugacità: tutto fugge e svanisce , è l'aspetto tremendo della nostra finitezza. Nella morte c'è un abbraccio in cui finisce quella modalità in cui è dato il possesso del proprio esserci. La mia parte invisibile si espande immensa rispetto a quella limitata che appare agli altri. Ogni momento della mia vita , ogni atto della mia esistenza condividono lo stesso fato, sono tutti destinati alla medesima fine che tutto dissolve.