Rufo

28 febbraio 2024


Sono incapace di pronunciare parole se non i monosillabi dell'infanzia. Ascolto il soffio della terra, cammino senz'ombra ombra io stesso senza lasciare nemmeno un'impronta. La terra è un deserto in cui danza la polvere della mia vita, vedo i campi rotolare in ondate di colore, che confusione: qui una nascita, là una morte. Subisco quotidianamente improvvise e misteriose aggiunte di Essere ,in questo modo mi sono venuto costruendo. La vita scorre imperfetta come una frase incompiuta,nella mente mi si crea uno spazio vuoto, cerco di bucare lo spesso fogliame dell'abitudine. Ogni giorno ha la stessa increspatura, la mia vita non è una sola ma ogni volta torno a me stesso eppure c'è sempre qualcosa del mondo che mi afferra e mi trascina via. Per sentirmi vivo cerco d'essere più che mai parte dell'universo, mi lascio inghiottire dal buio degli alberi, mi sottraggo a una incommensurabile abbondanza di tempo. Godo di questo crepuscolo evanescente ed irreale, passo al di là del tempo, la nebulosità della mia esistenza è offuscata da troppe parole , gli aculei del giorno mi feriscono allora mi aggrappo ad illusioni dure e limpide come il cristallo.