Rufo

10 maggio 2024


Percorro il cammino dall'uomo al verme: tramonto, sono soltanto un'ibrida disarmonia che oscilla tra il sasso e uno spettro, rimango fedele alla polvere e apprezzo le viscere dell'imperscrutabile. Sono un fiume immondo, la massima esperienza che vivo è l'ora del grande disprezzo, l'ora in cui mi fa schifo anche la mia felicità, in cui mi fa schifo la mia ragione e la mia virtù. La felicità non può giustificare la mia esistenza , la mia vita è un cammino sopra l'abisso, è un periglioso guardarsi indietro, è un rabbrividire e un fermarsi. La mia grandezza sta nel fatto di non avere uno scopo ma di essere un tramonto: io non so vivere se non tramontando. Non sono capace di trovare una ragione alla mie esistenza ,sono capace solo di provare disprezzo per me stesso perciò non posso che volere il mio tramonto: questa è la mia principale virtù. Faccio del mio tramonto il mio destino funesto così esisto dimenticando me stesso: sarei l'uomo più spregevole se non sapessi disprezzare me stesso; la mia anima è morta ancor prima del mio corpo: non perdo nulla perdendo la vita!