Petrolio, lo scenario rimarrà debole finché gli USA non faranno la loro parte

E’ tornato un po’ di ossigeno sul mercato del petrolio, dove le quotazioni si sono risollevate. Se il lunedì nero è alle spalle (il WTI è scivolato fino a -37 dollari al barile), la crisi invece è ancora pienamente presente.

Perché il petrolio è scivolato così in basso

greggio petrolioPer comprenderne la ragione bisogna tornare indietro, a prima della crisi, quando i consumi mondiali erano a 100 milioni di barili al giorno. Già all’epoca era chiaro che l’eccesso di offerta andava combattuto. Ma mentre gli Stati Uniti, che negli ultimi dieci anni hanno incrementato la produzione di 7 milioni di barili al giorno, sono rimasti fermi, solo Arabia Saudita e Russia hanno fatto un passo indietro. Il coronavirus e il conseguente lockdown hanno creato lo shock.

Infatti i consumi sono scesi a 70 milioni di barili al giorno. Per contrastare questo effetto, l’Arabia Saudita avrebbe voluto tagliare ancora mentre i russi si sono opposti. Nel frattempo i produttori americani sono andati avanti come sempre. A quel punto anche l’Arabia ha voluto far la voce grossa, e far capire che se non si viaggia tutti assieme, si crolla. E crollo è stato.

Nota tecnica: per fare investimenti sulle commodities si sono diverse strategie. Ad esempio la strategia spread trading forex può essere utilizzata anche per le materie prime.

Prospettive poco rosee

E’ chiaro a tutti che fin quando le economie saranno ferme, anche la domanda di petrolio resterà debole. Difficilmente quindi il prezzo del petrolio salirà oltre i 20 dollari al barile. Quando i lockdown saranno rimossi, ci saranno dei movimenti anche sui prezzi. Ma è dura rivedere nel medio periodo i 60 dollari al barile. A meno che dagli USA non arrivi una netta virata al ribasso nella produzione. Se un calo ci sarà nel breve periodo, è solo perché sotto i 35 dollari al barile lo shale oil diventa antieconomico.

Rischio fallimenti a catena

Il problema americano adesso è che le compagnie sono indebitate per più di 100 miliardi di dollari e sono sull’orlo del fallimento. E questo aspetto si collega al rimbalzo del WTI dell’ultimo giorno. Gli investitori sperano che Trump intervenga e aiuti le compagnie petrolifere, che nel frattempo hanno “naturalmente” tagliato un po’ la propria produzione (anche perché è l’unica strada, visto che per la legge americana non gli può essere imposto un taglio).

Più il tempo scorre, e più sembra evidente che non ci sono alternative a un’intesa tra i primi tre produttori mondiali. Parliamo di Stati Uniti, Russia e Arabia Saudita. Fanno quasi la metà dell’output mondiale. Nel frattempo sia Brent che WTI restano a livelli record, con l’indicatore Parabolic Sar che ormai evidenzia una situazione cronica di ipervenduto.

Petrolio, lo scenario rimarrà debole finché gli USA non faranno la loro parteultima modifica: 2020-04-24T10:06:46+02:00da nonsparei

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