la fragilità e la mutevolezza dell’interpretazione
l’imposizione e l’impossibilità della descrizione
ANCHE LA LINGUA E’ UNA MAPPA
per esempio, quando il verbo essere si mette a capo di significati e descrizioni (l’amore è (e segue un’affermazione/descrizione/interpretazione); la bellezza è (e segue un’affermazione/descrizione/interpretazione); il bene è (e segue un’affermazione/descrizione/interpretazione);
è una mappa, con le sue parole che appartengono a un’epoca e in un’epoca nascono o muoiono, e per sopravvivere a volte cambiano di significato;
è una mappa che nasce da una visione del mondo e crea una visione del mondo; una mappa che rappresenta, con i suoi lemmi e i suoi costrutti, ciò che vuole rappresentare e omette ciò che non vuole si veda, o si pensi …
“E’ COSI’… E’ QUESTO …”: frasi come labirinti multicursali in cui le soggettività si perdono, sepolte dallo sguardo unico che impera nelle mappe che si credono reale territorio
INVECE SI POTREBBE
LIBERARE IL VERBO ESSERE; SENZA SUCCESSIVE DEFINIZIONI
LASCIARE IL VERBO ESSERE A SE STESSO, NELLA SUA ESTENSIONE DI SENSO, COME SUONO E SEGNO CHE RAPPRESENTI L’ESISTERE, L’ACCADERE DI QUALCOSA …
L’AMORE E’.
LA BELLEZZA E’.
IL BENE E’.
RISONANZA, MOSTRARE, EVOCARE, RICONOSCERE UN’ESISTENZA SEMPLICEMENTE DICENDO “E'”.
CAMMINARE, ESODARE, SMARRIRSI, SENZA MAPPA, IN QUEGLI SPAZI BIANCHI DOPO IL VERBO ESSERE;
LASCIARE CHE APPAIA QUALCOSA, COME UN ATTO DI CREAZIONE
E’.
SEMPLICEMENTE.
UN INNO ALLA VITA. ALLE VITE.
Andrea Moro, Breve storia del verbo essere, Adelphi, 2010
[…]
CONGEDO
Siamo dunque giunti alla fine del nostro viaggio nel tempo e nella geografia del verbo essere. Nulla del viaggio è forse degno di nota se non la compagnia che ci siamo fatti e quello che ci siamo trasmessi, io parlando, voi ascoltando. Ma sarebbe tutto inutile se non vi avessi lasciato la curiosità di intraprendere altri viaggi, alla fine dei quali io ascolterò e voi parlerete. Nessuno deve lasciarsi intimorire dal sapere di altri, né quello scientifico, né quello di altre forme. Il grande Abelardo, che, come abbiamo visto, tanto si è interessato al verbo essere, scrisse a proposito della ricerca sul linguaggio: “Infatti, laperfezione degli autori antichi non fu grande a tal punto che la dottrina non abbia bisogno anche del nostro studio, né la scienza può accrescersi tra noi mortali tanto da non potersi accrescere ancora.” (Abelardus, Dial., 535). C’è dunque spazio per tutti quelli che se lo vogliono prendere, anche per gli errori naturalmente. Il nichilismo, nella scienza come altrove, è la peggior scelta che possa compiere una persona, e spesso il nichilismo si nutre del dubbio, cresce col dubbio, si manifesta col dubbio: non quello metodologico, ovviamente, ma quello che ti paralizza, ti fa credere che si è destinati all’insuccesso e ti fa decidere di non rischiare mai. Questo, non implica né che riusciremo a decifrare tutti i meccanismi che sottostanno alle lingue umane (sia in senso formale che neurobiologico) né che riusciremo a capire come mai solo alla nostra specie è capitato tutto ciò. Per come la vedo io, e per quel che ciò conta, c’è più scienza nel riconoscere il mistero che nel sostenere di poter spiegare tutto. Perché la scienza non diventi l’oppio dei popoli.
(pp. 296-297)
Henry Botton, La storia del mondo in dodici mappe
mappa dei diversi sistemi di scrittura
i soli 22 Paesi che la Gran Bretagna non ha invaso
i Paesi che non utilizzano il sistema metrico decimale
mappa della Pangea