74. anche questo passerà

Naomi Shihab Nye, Non sprecare il fiato

Devi fare attenzione nel dire le cose.
Certe orecchie sono come tunnel.
Le tue parole entreranno perdendosi nel buio.
Alcune orecchie sono come i setacci che i minatori usano
per trovare l’oro.
Ciò che dici sarà lavato con le pietre.
Devi cercare a lungo prima di trovare le orecchie giuste.
Fino ad allora ci sono uccelli e lampioni con cui parlare,
un paziente lustrare con uno straccio in circolo
e la lenta, crescente possibilità
che quando troverai quelle orecchie
loro già sappiano.

IMG_20170809_163112Chagall, Amoreux au village, Nizza -Museo Chagall

IMG_20170809_163118Chagall, Les amoreux couchés, Nizza – Museo Chagall

Naomi Shihab Nye, Gentilezza

Prima di sapere che cosa sia veramente la gentilezza
devi perdere delle cose,
devi sentire il futuro dissolversi in un momento
come il sale in un brodo leggero.
Ciò che tenevi nella mano,
quello che avevi contato e conservato con tanta cura,
tutto questo deve andarsene così saprai
quanto possa essere desolato il paesaggio
fra le regioni della gentilezza.
Come tu vai avanti a viaggiare,
pensando che l’autobus non si fermerà mai,
così i passeggeri che mangiano pollo e mais,
continueranno a guardar fuori dai finestrini per sempre.

Prima di imparare la dolce gravità della gentilezza,
devi viaggiare fin dove l’Indiano, nel suo poncho bianco,
giace morto sul ciglio della strada.
Devi capire che potresti essere tu quell’uomo
e che anche lui era qualcuno
che viaggiava nella notte con dei progetti
e con il semplice respiro che lo teneva in vita.

Prima che tu riconosca la gentilezza come la tua cosa più profonda,
devi riconoscere il dolore come l’altra cosa più profonda.
Devi svegliarti con il dolore.
Devi parlare al dolore finché la tua voce
non avrà afferrato il filo di tutte le sofferenze
e avrai dunque visto l’intero tessuto.

Allora sarà solo la gentilezza ad avere senso,
solo la gentilezza che ti allaccia le scarpe
e che ti fa uscire incontro al giorno
ad imbucare lettere o comprare il pane,
solo la gentilezza che alza la testa
in mezzo alla folla del mondo per dire
è me che hai continuato a cercato,
e che poi ti accompagna ovunque
come un ombra o un amico.

Venezia, Biennale 2013, installazione di Rashad Alakbarov
Venezia, Biennale 2013, installazione di Rashad Alakbarov

 

 

74. anche questo passeràultima modifica: 2019-04-17T00:28:01+02:00da mara.alunni

2 pensieri riguardo “74. anche questo passerà”

  1. La conoscenza del dolore, propedeutica a quella della gentilezza, è un pensiero profondamente bello. Lo si coglie facilmente dopo averlo appena sfiorato.
    E questo monito a lasciar andare le tante cose che ci colmano impedendo così, la possibilità di accogliere i sensi della gentilezza, mi ricorda la storiella zen della tazza di tè incapace di ricevere perché stracolma.
    Non conoscevo questa autrice, sempre preziose le tue condivisioni.
    Buona giornata 😉

    1. Buongiorno Gradito Commentatore Unico 🙂 sei stato anche tu uno degli acquirenti delle “101 storie zen” che Adelphi pubblicò negli anni in cui tu io e molti altri eravamo giovani speranzosi in un mondo migliore e per questo impegnati a realizzare quella speranza passando per il “miglioramento” di se stessi? 🙂

      Io sono innamorata della gentilezza, mi incanto sia nel vederla che nel praticarla. Abita spazi esistenziali dove noi, una volta arrivati per poterne usufruire, facciamo bagni in un elisir di una lunga vita fatta di bellezza-bontà.
      Quello che mi ha incuriosito e che mi è molto piaciuto in questa poesia è che l’autrice propone la gentilezza come contrario del dolore e conquista dopo il dolore; la gentilezza non la gioia o la felicità. E, mentre immagino una felicità provata anche in solitudine, non riesco invece a immaginare una gentilezza senza la presenza dell'”altro”, ecco ciò che, per me, fa la differenza in questa poesia. Lo dicono i due verbi che usiamo: la felicità si prova, la gentilezza si fa, si agisce. Ed essendo, il mio, un blog che parla di mappe di viaggi di spostamenti in ogni forma, come non condividere il “viaggio” che l’autrice propone di fare per arrivare alla mèta della gentilezza? Meraviglioso.

      E’ molto vero quando dici che il dolore è un grande maestro. Io aggiungerei: purché si sia disposti sia a renderlo maestro sia a vedere insegnamenti anche dalla gioia, altrimenti può diventare un pozzo da cui non si esce più. Tu sottolinei un aspetto su cui rifletto da una vita. A lungo ho chiamato il dolore “la via nera della conoscenza”, intendendo con il dolore una via per crescere, così come mi era stato insegnato e così come, di conseguenza, ritenevo fosse giusto. A un certo punto, però, mi accorsi che questo pensiero poteva generare un’equivalenza molto molto disfunzionale, e cioè dolore=conoscenza/crescita, cioè si cresce solo con il dolore (molti “poteri” si sostengono così, praticamente si basano su questo principio per ottenere la sottomissione delle persone).

      Questo argomento volevo proporlo -a modo mio- per la Pasqua; se riesco ok, altrimenti ci ritorniamo su: è un piacere per me ragionare con te … bello il periodo del blog di Marco, dei racconti a più mani, del divertimento, dei tuoi ironici e colti interventi … peccato peccato per il blog di Marco …

      … e che dire dei tuoi post-mandala, con i quali ci si può confrontare in solitaria riflessione , perché non si possono commentare e che scompaiono dopo un po’??? che dire? … beh, che più zen di così non si può! 🙂
      Grazie, buona giornata a te.

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