139. il mondo è dovunque e dovunque è il mondo; e una favola lo sa descrivere, sempre

“Diversivo. Distrazione. Fantasia. Cambiamento di moda, di cibo,
amore  e  paesaggio. Ne abbiamo bisogno come dell’aria che respiriamo.
Senza cambiamento, corpo e cervello marciscono.”

“L’abitudine e la fissità degli atteggiamenti mentali
ottundono i sensi e nascondono la vera natura delle cose.”

(BRUCE CHATWIN, Anatomia dell’irrequietezza)

 

All’ingresso del paese, nel breve tratto di strada che passava davanti alla scuola, Gabriele, 8 anni, aveva disegnato sull’asfalto, col gesso bianco, un enorme cuore. All’interno del cuore aveva scritto “Isabella”, il nome della bambina di cui si era innamorato. Dopo aver guardato soddisfatto la sua opera, era entrato dentro il cuore, portando con sé la cartella. Poi si era seduto, aveva tirato fuori dalla cartella un libro un quaderno i colori e un panino e aveva iniziato tranquillamente le sue attività: leggere, disegnare, mangiare, scrivere. Alcuni adulti avevano cercato di toglierlo da lì, poiché passavano le macchine su quel tratto di strada, ma, nonostante avessero provato in tutti i modi a loro noti, non ci erano riusciti. E nemmeno ci erano riusciti i genitori. Alcune macchine, con pazienti guidatori, erano state fatte parcheggiare nel piazzale antistante la scuola. Anche l’autobus di linea aveva dovuto accorciare la corsa e fermarsi lì. Il paese era in subbuglio. Era arrivata anche Isabella, che però si era messa pure lei dentro il cuore e aveva cominciato a giocare con Gabriele e non era più voluta uscire.
A sera inoltrata, Gerardo, direttore del piccolo coro locale e assessore, aveva avuto un’idea guardando le stelle.
“Gabriele, Isabella, vi va di spostarvi dentro un altro cuore? Questo si è un po’ consumato, non vedete che il gesso si è schiarito?”
“Ci sono altri cuori?” avevano chiesto titubanti.
“Eh, tanti quanti ne vogliamo disegnare!” aveva risposto Gerardo allegramente.
L’idea era piaciuta ai bambini, che si erano spostati dentro un altro cuore, disegnato da Gerardo a qualche metro di distanza dal primo, in direzione delle case di Gabriele e Isabella, che abitavano l’uno di fronte all’altra, nella zona delle case nuove. E Gerardo, con una scusa e con un’altra, aveva disegnato tutti i cuori necessari per far arrivare i due fino alle loro abitazioni. E c’era un cuore di palloncini, e c’era un cuore che faceva ridere con la faccia di clown e ce n’era uno a forma di elefante e ce n’era uno magico da cui si entrava nel mondo dei mostri, e uno arrabbiato e uno felice, e uno cattivo e uno che era andato in Africa e uno che non voleva tornare dal Polo Nord. Dal terzo cuore in poi, anche Gabriele e Isabella avevano collaborato ai disegni, e tutti e tre insieme avevano cantato canzoni che inventavano lì per lì e avevano dato i nomi ai cuori. Giunti davanti alle loro case, il bambino e la bambina avevano voluto disegnare da soli un cuore grandissimo, metà dalla parte di Gabriele e metà dalla parte di Isabella: questo era un cuore casa, avevano disegnato un giardinetto come bordo e dentro avevano disegnato un caminetto un cuscino un gatto un cane cinque stelle un gelato un’aranciata un sole e una nuvola “così piove e i fiori crescono bene”.
Era mezzanotte, Gabriele e Isabella andarono a dormire.
Se si guardava dall’alto quel tratto di strada che andava dall’ingresso della scuola alle case nuove, si potevano vedere  dodici cuori disegnati con il gesso bianco, ognuno diverso dall’altro, brillare nella luce della luna, e un direttore di coro di paese che trascriveva su uno spartito le note che dai cuori erano salite nelle loro voci e nelle loro canzoni.
Qualche giorno dopo Gerardo, ripensando alla via fatta di cuori diversi  con un nome ognuno diverso,  propose al consiglio comunale di integrare la segnaletica delle vie del paese con nomi e simboli inventati dai bambini delle scuole elementari. La proposta fu accettata all’unanimità.
Adesso, i nomi delle vie del paesino cambiano ogni tanto per decreto comunale, perché ci sono sempre nuovi bambini a nominare il mondo.
Nessuno si perde in quel paesino, anzi, con curiosità le persone si chiedono quale nome nuovo e quale disegno nuovo avrà la loro via. Molte persone vanno a visitare il paesino, ma lo fanno in sordina, nessuno vuole che diventi un luogo turistico. Vanno, passeggiano, guardano, salutano gli abitanti e poi se ne vanno, spesso dopo aver disegnato una mappa del paesino con i nomi delle vie in quel momento, e con la speranza che possano cambiare presto, perché i bambini e le bambine devono continuare a venire al mondo, e i loro amori e le loro canzoni.
(1 giugno 2017, 10 ottobre 2019)

 

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http://www.italyforkids.net/tag/carta-geografica-per-bambini/

 

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https://comune-info.net/abbiamo-creato-un-mondo-nuovo/

 

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http://www.fairitaly.eu/joomla/Fabulando/Fairinfo-IT.html#Attanti

 

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https://nuovoeutile.it/citta-immaginarie/

 

139. il mondo è dovunque e dovunque è il mondo; e una favola lo sa descrivere, sempreultima modifica: 2019-10-20T14:57:46+02:00da mara.alunni