Conto i secondi.
I secondi sono il tempo più lungo.
Conto i secondi. A volte, non sempre.
I secondi di me e di te. Immaginari.
Quanti secondi sarebbero adesso di vita insieme, di passi fatti ad avvicinarci, di piccoli progetti quotidiani e di grandi progetti comunitari.
Quanti?
Li conto e poi li dimentico, dopo averli fissati in un disegno, in una foglia, in una goccia di pioggia, in un profumo che arriva dalla cucina.
Conto i secondi perché il numero che ne risulta è grande, più grande del numero degli anni, grande come il mio amore per te.
Io. Senza Noi. “Noi” pensato vissuto e poi scartato da piccoli e grandi inciampi.
Tu non hai voluto.
Non hai voluto tutti questi secondi di vita insieme.
Parlavi di anni, di infinito. Io ti ascoltavo nei secondi. Saremmo stati bene insieme, a integrare così diversi passi di Tempo.
Ci sono i secondi in cui tu mi tenevi la mano nel sonno e io tenevo la tua.
I secondi del silenzio della lettura e dello studio, i secondi della musica, delle passeggiate, della spesa al supermercato.
Ci sono tutti i secondi insieme, e li conto tutti. E poi si mescolano, perché i secondi della spesa erano anche i secondi del parlare, del sorridere, della curiosità, del tenersi per mano. E’ un tempo quasi infinito quello che abbiamo vissuto insieme.
E quello che avremmo vissuto ancora.
Conto i miei secondi con te.
Non so se sono stati anche i tuoi secondi con me.
“Con” è una parola grande, importante, dovevamo ancora conoscerla entrambi, anche per questo ci eravamo incontrati. C’era un bel progetto su di noi, io l’ho visto, non ne ho avuto paura. Mi piacevano quei secondi che intravedevo nel futuro insieme a te.
Pensa quanti secondi sarebbero già passati nella striscia di anni da quando ci conoscemmo. Un’eternità.
Un secondo dopo l’altro, il presente non ha fretta, il presente è tutto lì, è questa la sua meraviglia e la sua forza.
Essere nel tuo presente e che tu fossi nel mio, avere il presente in comune, questo sì, avrei voluto. Mi ero resa disponibile a te, senza riserve, se non quella di essere una donna in cammino, in crescita, passibile di errori. Ma più che una riserva, era la mia mano aperta con tutti i doni umani che potevo darti.
La mia umanità, la tua umanità. Fragili e forti, sole e ombra, tutto era lì, nel dono del presente, nei secondi che scorrevano ricchi in modo inimmaginabile.
Conto, a volte, i secondi di questa possibile felicità.
Perché so che non tornerai. C’è più chiarezza nelle partenze che negli arrivi. Perché non dimentico.
Perché la ginestra e il viburno e la spirea sono fioriti nonostante il disastro di questo tempo così difficile che stiamo vivendo.
Ma soprattutto i mughetti.
Una mia amore di amica, malata e chiusa in casa, ha fatto in modo di farmeli avere, sapendo quanto li amo. Un vaso di mughetti ha viaggiato mentre tutto era fermo.
E i libri continuano a esistere.
Un’altra mia amore di amica è arrivata fino al cancello per lasciarvi un libro il giorno del mio compleanno. Un libro ha viaggiato quando tutto era fermo.
Loro sanno quante persone care ho perso in poco tempo. E sanno il mio dolore silenzioso, taciturno, rigido, amaro, che non trova lacrime e parole per dirsi.
Mi hanno accarezzata in questo modo, ci sono miliardi di modi per accarezzare.
Tu non viaggi verso me. Mi lasci senza il tuo abbraccio forte e discreto, un abbraccio che dilagava dal tuo silenzio e dai tuoi occhi, un abbraccio intenso, meraviglioso.
Ma loro mi hanno accarezzata in modo creativo.
Per questo conto i secondi, sono così pieni di tutto.
A volte guardo il vialetto per vedere se ci sei. Lo so che non ci sei, ma lo guardo lo stesso, è uno sguardo fatto di domande, non di risposte.
Fatto di mani e di piedi. Di orecchie.
Il tuo corpo. Lo ricordo da dentro il mio amore. Eri bellissimo. Tutti i secondi eri bellissimo. Bellissimo come la tua tenerezza e il tuo piglio, come i tuoi smarrimenti e le tue certezze.
Conto i secondi.
Sono così tanti.