214. il fascino dell’isola

Non è così scontato che tu mi guardi.
Io lo trovo meraviglioso.

Oggi ho retto a lungo il tuo sguardo perché i tuoi occhi erano diventati infiniti e mi contenevano come fossero un abbraccio.
Parlano, i tuoi occhi. Tutte le lingue.
Ti amerei anche solo per come sai guardare il mondo.

Frugano dappertutto i tuoi occhi, e io divento dappertutto  … nei due sensi della frase ‘io divento dappertutto’: lo divento in ogni parte di me, lo divento in ogni parte del mondo …
I luoghi si moltiplicano al tuo sguardo, e per il tuo sguardo diventano magici   … in tutti i sensi della preposizione ‘per’: attraverso il tuo sguardo, causati dal tuo sguardo, finalizzati dal tuo sguardo.
Ti fai grammatica generativa per una lettura amorosa del mondo.
Si moltiplicano anche i significati.
Non ridere. Oppure sì. Fai come vuoi.
Io penso che ogni essere umano è un’isola, caso mai non è isolato: il mare che lambisce le sponde della sua unicità è anche il mare che tocca le sponde di un’altra unicità, e questo mare ci unisce, come liquido amniotico protettivo nel corpo della Terra. E l’isola fa parte di un tutto. Ho bisogno di altre metafore, pur amando Thomas Merton e John Donne, ho bisogno di dire che noi siamo isole, senza nessun atto consolatorio che nasconda questo punto di partenza importante per sapere chi siamo …

Noi siamo isole.
Io sono un’isola.
Tu sei un’isola.
Ci unisce il mare.
Ci unisce quella terra nascosta che è sotto il mare.
Siamo uniti ben oltre il linguaggio e l’idea che dice ‘nessun uomo è un’isola’.
Siamo uniti proprio perché siamo isole.
Tu e io.
A guardarci l’un l’altra nell’apparente lontananza fissata dall’altezza del livello del mare in questa epoca della Terra.
Isole. Il fascino inestinguibile della solitudine scelta in mezzo alla gente, la singolarità emersa dalle acque.

No, non è così scontato che tu mi guardi. O che io guardi te. Oltre la curvatura terrestre, oltre le nuvole, oltre le albe e i tramonti, gli sguardi arrivano fin dove può arrivare il cuore.
E allora diventiamo isole-vascello, diventiamo favole.

Tutto questo perché hai lasciato allo sguardo l’incontro, alla lontananza la vicinanza, all’astrazione la sfida della vita.

Siamo isole. E siamo rimasti isole, tu e io. Siamo uniti da questo.
Il fascino inestinguibile dell’isola.
Probabilmente in attesa di essere scoperti, è molto romantico rimanere un’isola da scoprire. Come rimanere bambini.
Ci vuole sempre uno sguardo che ci veda adulti, che ci veda isola abitata vissuta conosciuta.
Ed ecco il gusto di nascondersi e ritrarsi, di non mettersi in gioco. Aspettiamo di essere scoperti, all’infinito: gioco e favole.

Ed ecco i nostri sguardi.
Non è così scontato che tu mi guardi, ed è meraviglioso quando accade. Io divento, tu ti fai grammatica creativa di una sintassi sempre nuova.
E finisce così.
Rimanendo isole che si guardano da lontano.
Come nell’assurda frase ‘ti porto nel cuore’ detta a persone vive per coprire l’assenza di chi la pronuncia, vince la lontananza, vince lo sguardo e tace la presenza, tace l’abbraccio.
Siamo uniti dal mare, liquido amniotico. Siamo ancora in gestazione.
Adulti no.

Non è così scontato. Nulla è scontato.

(esercizio di retorica:
cambiare nella seconda parte
quanto affermato nella prima
🙂 )

214. il fascino dell’isolaultima modifica: 2020-09-03T12:48:50+02:00da mara.alunni