Sonya Orfalian e il genocidio degli armeni

(di Micol Graziano) – ROMA, 02 LUG – SONYA ORFALIAN, ‘ALFABETO DEI PICCOLI ARMENI’ (SELLERIO, PP. 200, EURO 14) ‘Alfabeto dei piccoli armeni’ – edito da Sellerio – è una raccolta di racconti brevi, scritti con uno stile semplice e asciutto. Le storie sono trentasei come le lettere dell’alfabeto armeno. Protagonisti i bambini sopravvissuti al genocidio armeno avvenuto per mano ottomana tra il 1915 e il 1923. L’autrice Sonya Orfalian, di origine armena, è nata in Libia nel 1958 e vive dagli anni Settanta a Roma. Nella prefazione al volume spiega: “Ho voluto mettere per iscritto questi ricordi affinché potessero emergere dal silenzio della Storia, ma l’ho fatto a ciglio asciutto: nel cuore, solo la volontà di rendere un po’ di giustizia a un popolo, il mio”.
    Un libro che parla di fughe, crudeltà, follia, violenze, salvezze miracolose, e del dramma di una comunità dispersa in varie parti del mondo; pagine che narrano inoltre “il fortuito ritrovarsi con un fratello o con un amico, a distanza di decine di anni e a migliaia di chilometri di distanza da quella madrepatria di cui qualcuno ha talvolta conservato con cura, come una reliquia preziosa, un pugno di terra”, spiega l’autrice.
    “Rompono tutto quello che c’è dentro la nostra casa, gli specchi, le finestre, i vasi. Rovesciano i cassetti, aprono gli armadi, rubano i nostri vestiti, le lenzuola, le tovaglie.
    Entrano ed escono, e si contendono le nostre cose’, è l’incipit del racconto dal titolo ‘Ovsannà’ una piccola che non ha più né padre, né madre, né famiglia. Raccoglie il grano, ha la pelle bruciata dal sole e gonfia di ferite. Lavora nei campi, un giorno sviene e la gettano in strada. Viene messa in un orfanotrofio, può studiare e imparare cose nuove. Ma la sua vita è spezzata per sempre: “il mio cuore non batte più come prima. È lento e stenta a seguire il tempo regolare”.
    In un’altra storia Vartùg, nove anni, descrive l’orrore a cui ha assistito: “L’odore dei cadaveri putrefatti ha invaso le strade. Il colera si è diffuso e ha contagiato i nostri corpi indeboliti. Per la grande sofferenza molti muoiono davanti, a fianco e dietro di noi. Le persone cadono a terra come frutti maturi, pronti a ricoprirsi di mosche e insetti voraci, a venir divorati dagli uccellacci, dai vermi e dai cani che si aggirano affamati intorno a noi. Abbiamo le pance gonfie per la fame, siamo tutti denutriti e mangiamo qualche chicco di grano che troviamo nei campi. Li mastichiamo crudi”.
    Tra le altre testimonianze quella di Lusiné: “Le nostre scarpe si sono consumate. Si sono tutte rotte. Ma non ci si può fermare, è vietato. Se ti fermi arrivano, ti frustano e poi ti ammazzano. Io ho fame e sete. Tanta fame e tanta sete. È autunno e noi ancora vaghiamo come uccelli in cerca di un rametto dove posarci”.
    ‘Alfabeto dei piccoli armeni’ è un libro che “non ha la pretesa di essere un libro di storia. Ha un’ambizione diversa e forse più elevata: quella di invitare all’ascolto delle vocine esili di chi nel mondo non ha voce e non l’ha mai avuta, di testimoniare l’ingiustizia, la sopraffazione, la negazione di ogni umanità nei confronti di chi è debole, di chi non può difendersi”, dichiara Orfalian. .
   

Sonya Orfalian e il genocidio degli armeniultima modifica: 2023-07-02T09:45:38+02:00da newsconulana

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