Fabrizio Gifuni, ‘il cinema è un mestiere da maratoneti’

– TRIESTE, 08 LUG – Una corsa di 30 anni, per la quale sono occorsi “fiato, gambe buone e nervi saldi”. È così che Fabrizio Gifuni, a Trieste per ricevere il Premio Interprete del Presente al teatro Miela, nell’ambito dello ShorTS-International Film Festival, descrive il suo viaggio nel mondo del cinema e del teatro fino alla vittoria del David e del Nastro d’Argento per Esterno Notte di Marco Bellocchio. Un’esperienza che non è soltanto la sua, ma è quella di tutti coloro che si cimentano con il cinema.
    Definisce i premi che ha vinto “il riconoscimento di un percorso più da maratoneti che da centometristi, iniziato 30 anni fa in quella fortunata classe dell’Accademia Silvio d’Amico, che ho condiviso con Lo Cascio, Favino, Boni”.
    Trieste lo ispira e vi trova un senso importante: “In C’era una volta la città dei matti di Marco Turco, il film raccontava una pagina importantissima della storia di questa città e di questo territorio, di cui bisognerebbe parlare molto di più in un momento in cui c’è una pericolosissima risacca rispetto a tutto quel racconto”. Non a caso, “cinema e teatro hanno l’importante compito di ricordarci pagine della nostra storia e riaccendere la memoria in un Paese che fa molta difficoltà a ricordare”. E il cinema italiano? “È in uno stato di salute molto buono”. Ma ciò che è importante, è “avere gambe forti, fiato nei polmoni e molta pazienza, occorre farsi trovare pronti perché quando passa il famoso treno…”. .
   

Fabrizio Gifuni, ‘il cinema è un mestiere da maratoneti’ultima modifica: 2023-07-08T18:54:12+02:00da newsconulana

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