Dopo Callas, Medée torna alla Scala e parla francese

L’ultima ad interpretare alla Scala Medea fu Maria Callas, che proprio con il ruolo della moglie ripudiata da Giasone il 3 giugno 1962 disse addio al teatro milanese. Ora, a 62 anni di distanza, l’opera di Luigi Cherubini torna al Piermarini, nella versione originale in francese che qui non è mai stata eseguita. E comunque si tratta di una novità anche rispetto all’originale perché i lunghi parlati in versi alessandrini della versione del 1797 sono stati sostituiti da brevi dialoghi affidati ai figli di Medea e Giasone, un escamotage che permette di vedere la tragedia di una donna ripudiata che arriva ad uccidere le proprie creature attraverso gli occhi dei bambini. “Il senso di una nuova interpretazione è avere un dialogo con i miti ancestrali perché trovino un senso nella nostra vita” ha spiegato Damiano Michieletto, fra i registi più ricercati nei teatri italiani ed esteri.

E così la storia di un infanticidio viene vista (grazie ai dialoghi creati con la drammaturgia di Mattia Palma) proprio con gli occhi delle vittime. “La tragedia di Medea – ha aggiunto – non è una vendetta ma una costellazione che va in pezzi. È una donna che non si vede riconosciuto quanto ha fatto” il suo sacrificio per permettere a Giasone di prendere il vello d’oro, uccidendo i suoi stessi fratelli. E così “si sente abusata e sradica tutto ciò che può tenerla unita con Giasone” qui interpretato dal francese Stanislas de Barbeyrac. Questa Medée è invece Marina Rebeka, che ha a lungo lavorato con il direttore d’orchestra Michele Gamba su una parte particolarmente complessa. “È stata una sfida trovare un suono plausibilmente vicino al classicismo”, suono diverso da quello nelle grandi incisioni della Callas con Leonard Bernstein o Tullio Serafin “che non avevano a disposizione i nostri materiali” ha spiegato il maestro, a partire “dall’edizione critica che è cruciale”. Timbro scuro, con quattro corni e nessuna tromba, uno spartito in cui orchestra e voce vanno di pari passo in una “compenetrazione drammatica – ha aggiunto – che rigetta l’effetto roboante fine a se stesso in favore di un’efficacia teatrale ineludibile”. Un lavoro che ha impegnato tutto il cast che include Nahuel Di Pierro come Créon, e alcuni giovani talenti voluti dal sovrintendente Dominique Meyer: Martina Russomanno come Dircé, Ambroisine Bré Néris e le confidenti di Dircé Greta Doveri, Mara Gaudenzi Medea visivamente di presenta invece come un “horror” con un ambiente contemporaneo elegante e luminoso, dominato dai colori pastello in cui ‘irrompe Medea’ donna distrutta nell’animo ma anche nell’abbigliamento hanno spiegato lo scenografo Paolo Fantin e la costumista Carla Teti, un ambiente in cui i colori chiari lasciano progressivamente spazio al carbone, cioè quello che resta dell’incendio distruttivo di Medée.

Dopo Callas, Medée torna alla Scala e parla franceseultima modifica: 2024-01-09T19:16:07+01:00da newsconulana

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