Con un nuovo metodo di endoscopia, i pazienti non inghiottiranno un tubo, ma un filo

Una nuova tecnica di gastroduodenoscopia sviluppata dai medici del Southampton University Hospital sarà offerta ai pazienti con esofagite eosinofila.

L’esofagite eosinofila è una malattia che colpisce circa una persona su 1.000 e provoca una grave infiammazione dell’esofago o dell’esofago. Rende scomodo mangiare, provoca nausea e nei casi più gravi richiede una procedura di emergenza per eliminare il blocco. Se i pazienti non riescono a deglutire, passano a una dieta liquida o alla nutrizione parenterale (attraverso un sondino). La malattia può essere trattata con farmaci e limitando gli alimenti che causano sintomi, ma l’unico metodo attuale per monitorare le condizioni di un paziente è inserire una telecamera in gola ogni due mesi.

Questa tecnica, nota come gastroduodenoscopia, può essere debilitante, ma è necessaria perché consente ai medici di visualizzare l’interno dell’esofago e prelevare campioni di tessuto. Con il progredire della condizione, si può formare tessuto cicatriziale, restringendo permanentemente l’esofago e peggiorando i sintomi. Un nuovo test messo a punto dai medici britannici potrebbe sostituire un controllo scomodo ma fondamentale.

Nella nuova tecnica endoscopica, durante una procedura di 30 minuti, i pazienti ingoiano un filo largo 0,3 mm arrotolato in una sfera di 8 mm di diametro. Un’estremità è incollata alla guancia. Bevono un sorso d’acqua e il filo si scioglie nello stomaco. Mezz’ora dopo, la tirano fuori. Il filo è realizzato in viscosa, una fibra artificiale spesso utilizzata nei mobili imbottiti che assorbe bene anche l’umidità. Assorbe il fluido dall’esofago e, invece di cercare danni fisici, consente ai medici di verificare la presenza di proteine infiammatorie microscopiche.

Con un nuovo metodo di endoscopia, i pazienti non inghiottiranno un tubo, ma un filoultima modifica: 2023-01-22T23:17:58+01:00da alezziartn023

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