Scienziati tedeschi del Centro. Helmholtz di Monaco ritiene che anche piccole dosi di radiazioni ionizzanti che una persona riceve durante un esame radiografico siano associate a un aumento del rischio di danni al cuore e ai vasi sanguigni.

L’oggetto della ricerca degli scienziati erano le cellule endoteliali dell’arteria coronaria umana. L’endotelio è un tessuto che copre le pareti dei vasi sanguigni dall’interno. Le cellule che lo compongono producono molte sostanze coinvolte nella regolazione del flusso sanguigno e determinano le varie caratteristiche del sangue.

In precedenza, in esperimenti sui topi, è stato dimostrato che alte dosi di radiazioni (16 Gy) portano ad una diminuzione del livello di ossido nitrico nel sangue degli animali. Tuttavia, secondo gli ultimi dati, anche piccole dosi di radiazioni ionizzanti (0,5 Gy, che corrisponde alla dose ottenuta durante la radiografia) influenzano lo stato e il funzionamento delle cellule endoteliali.

Le cellule esposte alle radiazioni ionizzanti iniziano a produrre specie reattive dell’ossigeno (ROS) in quantità maggiori. Da un lato, i ROS fanno parte del normale metabolismo cellulare e sono coinvolti nella segnalazione tra le cellule. D’altra parte, quantità eccessive di ROS danneggiano il DNA e le proteine.

Sotto l’azione di radiazioni a basso dosaggio, le cellule endoteliali del cuore invecchiano più velocemente e non possono rimuovere le proteine danneggiate durante la reazione di ossidazione con la stessa efficienza di prima. I cambiamenti patologici nell’endotelio non si sviluppano immediatamente, ma nell’arco di 1-2 settimane. Per la coltura cellulare in laboratorio, questo periodo equivale a diversi anni in un organismo vivente.

I dati ottenuti sono supportati dai risultati delle osservazioni, secondo le quali le persone che sono state esposte a radiazioni ionizzanti per motivi medici o ambientali, presentano segni che indicano un aumento del rischio di malattie cardiovascolari.