Gli scienziati del Salk Institute (USA) hanno sviluppato un farmaco che rallenta la perdita di memoria nei topi con malattia di Alzheimer.
Le principali manifestazioni della malattia di Alzheimer sono i disturbi cognitivi, in particolare la graduale perdita di memoria, ecc. Un possibile farmaco che rallenta questo processo è un derivato della fisetina, la sostanza CMS121. La fisetina si trova nelle verdure e nella frutta. Come CMS121, appartiene ai geroneuroprotettori, composti che rallentano l’invecchiamento cellulare riducendo il danno al DNA, lo stress ossidativo e proteotossico e il danno ai telomeri.
L’esperimento è stato condotto su topi di 9 mesi, questa età corrisponde agli anni medi di vita umana, quando la loro memoria e capacità di apprendimento stanno appena iniziando a deteriorarsi. Un gruppo di animali analoghi dell’Alzheimer ha ricevuto quotidianamente CMS121. Gli altri due gruppi erano costituiti da topi sani e topi con una malattia simile al morbo di Alzheimer – questi gruppi non hanno ricevuto CMS121. Dopo 3 mesi, gli scienziati hanno confrontato le condizioni dei topi di diversi gruppi.
Si è scoperto che nei test di memoria e comportamento, i topi con malattia di Alzheimer trattati con CMS121 hanno mostrato gli stessi buoni risultati degli animali sani che non hanno somministrato il farmaco. Ma i topi malati che non hanno ricevuto CMS121 hanno mostrato un consistente deterioramento dei risultati dei test.
Ulteriori studi hanno dimostrato che CMS121 influenza non solo il comportamento, ma anche il cervello degli animali a livello cellulare e molecolare. L’assunzione di CMS121 ha ridotto il livello di perossidazione lipidica, che porta al danno cellulare. Si è scoperto che CMS121 porta a una diminuzione della concentrazione di sintetasi degli acidi grassi (FASN) e questo enzima è associato alla perossidazione lipidica. Più piccolo è, minore è l’entità del danno cellulare.
I risultati sono supportati da studi precedenti che mostrano che i malati di Alzheimer hanno più FASN rispetto agli individui sani e che questa proteina potrebbe essere un bersaglio terapeutico.
Gli scienziati sperano di confermare i risultati del loro studio nel corso dell’osservazione già di persone con malattia di Alzheimer.