Oltre il pensiero...

Lo strazio del manicomio, dove fu rinchiusa..


La poesia immensa di Alda  Merini Io canto Io canto le donne prevaricate dai bruti la loro sana bellezza, la loro “non follia” il canto di Giulia io canto riversa su un letto la cantilena dei salmi, delle anime “mangiate” il canto di Giulia aperto portava anime pesanti la folgore di un codice umano disapprovato da Dio. Canto quei pugni orrendi dati sui bianchi cristalli il livido delle cosce, pugni in età adolescente la pudicizia del grembo nudato per bramosia, Canto la stalla ignuda entro cui è nato il “delitto” la sfera di cristallo per una bocca “magata”. Canto il seno di Bianca ormai reso vizzo dall’uomo canto le sue gambe esigue divaricate sul letto simile ad un corpo d’uomo era il suo corpo salino ma gravido d’amore come in qualsiasi donna. Canto Vita Bello che veniva aggredita dai bruti buttata su un letticciolo, battuta con ferri pesanti e tempeste d’insulti, io canto la sua non stagione di donna vissuta all’ombra di questo grande sinistro la sua patita misura, il caldo del suo grembo schiuso canto la sua deflorazione su un letto di psichiatra, canto il giovane imberbe che mi voleva salvare. Canto i pungoli rostri di quegli spettrali infermieri dove la mano dell’uomo fatta villosa e canina sfiorava impunita le gote di delicate fanciulle e le velate grazie toccate da mani villane. Canto l’assurda violenza dell’ospedale del mare dove la psichiatria giaceva in ceppi battuti di tribunali di sogno, di tribunali sospetti. Canto il sinistro ordine che ci imbrigliava la lingua e un faro di marina che non conduceva al porto. Canto il letto aderente che aveva lenzuola di garza e il simbolo-dottore perennemente offeso e il naso camuso e violento degli infermieri bastardi. Canto la malagrazia del vento traverso una sbarra canto la mia dimensione di donna strappata al suo unico amore che impazzisce su un letto di verde fogliame di ortiche canto la soluzione del tutto traverso un’unica strada io canto il miserere di una straziante avventura dove la mano scudiscio cercava gli inguini dolci. Io canto l’impudicizia di quegli uomini rotti alla lussuria del vento che violentava le donne. Io canto i mille coltelli sul grembo di Vita Bello calati da oscuri tendoni alla mercé di Caino e canto il mio dolore d’esser fuggita al dolore per la menzogna di vita per via della poesia. Alda Merini