Oltre il pensiero...

I primi nemici della libertà di stampa sono i giornalisti...


   

Ma davvero l’informazione oggi è minacciata da un attacco eversivo che la intimidisce e l’aggredisce? La stampa, secondo Mattarella documenta la realtà senza sconti, getta luce su fatti trascurati, raccoglie la sensibilità e le denunce della pubblica opinione. E la democrazia, conclude citando Tocqueville, è il potere di un popolo informato. Sentita la predica, guardiamo la realtà. La gente segue sempre meno l’informazione e l’informazione segue sempre meno la realtà e la sensibilità della gente. Lo dicono i dati, lo dice il restringersi del numero di lettori, lo dice l’astensionismo popolare che non riguarda solo il voto ma anche l’informazione. Lo dice la spaccatura clamorosa tra l’opinione prefabbricata dominante e le opinioni della gente su tanti eventi di politica estera, interna, militare, sanitaria, sociale e civile. Pensate davvero che alle origini di tutto questo distacco tra la stampa e la gente ci sia l’attacco eversivo contro la stampa? Ovvero episodi come quello di Torino, di due o più attivisti di Casa Pound che malmenano un giornalista infiltrato nel loro ambiente? Non sarebbe più onesto e veritiero dire che l’informazione è screditata dalla percezione sempre più diffusa nella gente che non racconti la realtà dei fatti ma la minestrina corretta del giorno, le distorsioni dell’ideologia, gli obblighi rituali imposti dal Canone in base agli interessi politici e affaristici di chi la controlla? Pensate davvero che quattro sciamannati scoperti a fare il saluto romano siano la causa del lento, inesorabile, progressivo declino dell’informazione e della libertà; e che la gente non legga i giornali perché impaurita, intimidita da questi attacchi che i giornali medesimi poi presentano come se fossero figli di un piano eversivo paragovernativo? Vuoi vedere che la stampa in Italia perde lettori, libertà, diritti a causa del malefico Ignazio La Russa, il più dileggiato presidente del senato a mezzo stampa? Ogni volta che Mattarella interviene in queste vicende, dopo aver taciuto su altre, troppe altre, hai la netta sensazione che la parrucca prevalga sulla realtà, e che ogni discorso alla fine sia sempre funzionale a una parte politica ben precisa, che per comodità chiamiamo dem. Lo spettacolo dell’informazione è quello di un racconto a senso unico, pieno di omissioni e omertà, carico di esagerazioni, di cui la gente si fida sempre meno. O se volete la più cinica delle interpretazioni, la gente coglie questa faziosità della stampa a pretesto per risparmiarsi la fatica di leggere, di informarsi, comprare i giornali; il pretesto, però glielo fornisce in abbondanza la stampa medesima e i parrucconi che la proteggono. Magari la gente si chiede perché gli stessi giornali o giornalisti, le stesse testate online, non s’infiltrano tra gli attivisti di ultima generazione che compiono atti di teppismo e di intolleranza o tra quei gruppi, quei centri sociali, che organizzano spedizioni punitive all’esterno, per esempio in Ungheria. Sarebbe interessante sapere come nascono queste azioni eversive (azioni, non opinioni eversive), come si organizzano questi gruppi ma nessuna inchiesta documenta queste cose. Eppure compiono danni, aggressioni, blocchi stradali, interrompono libere espressioni di pensiero o manifestazioni istituzionali; mentre nei casi sparati sui media con la massima evidenza vengono portati alla luce solo chiacchiere e distintivi, parole in libertà, non aggressioni ma saluti romani; insomma non fatti, non reati contro qualcosa o qualcuno, se non d’opinione. Ma il tema vero di fondo in una società matura e democratica, con senso critico e amore vero di libertà e di verità, è come mai l’informazione è così poco frequentata e così tanto disistimata nel nostro paese? Valida è l’obiezione che pure l’informazione non allineata, non se la passa meglio in termini di diffusione; resta di nicchia. Diciamo che la scontentezza verso l’informazione non premia la controinformazione ma si esprime nella fuga generale dall’informazione, nella defezione, nel buco nero della non lettura o si disperde nei mille rivoli sotterranei dei social. Dove ogni giorno si esercita una ridicola, soffocante, irritante censura, sotto la finzione degli algoritmi, e nessun mattarella osa denunciare lo sfregio alla libertà d’opinione e al diritto al dissenso, quotidianamente e impunemente violati. Siti oscurati, parole e immagini censurate, emarginazioni e squalifiche programmate, non solo a causa di contenuti offensivi e aggressivi, ma semplicemente perché non allineati al mainstream. A queste vicende torno sempre più sporadicamente e sempre più controvoglia, perché stanca ripetere sempre le stesse cose ed è frustrante notare che le denunce non servono mai a nulla. Da tempo rifiuto interviste di chi vorrebbe usarti solo per parlare ancora e sempre di questi presunti attacchi eversivi protetti chissà in quali sedi governative: ti chiedono di alzare la zampa a comando e dire pure tu che viviamo in un terribile clima intimidatorio e fascistoide; e se non lo fai sei eversivo pure tu e complice. Mi è capitato in più occasioni di dover gentilmente mandare a quel paese giornali e giornalisti che ti chiedono interviste sempre e solo per parlare di mazzate, saluti romani, fasci, nazi e roba simile. Mai di libri, scenari, pensieri, eventi culturali che sistematicamente ignorano. Si accorgono di te solo se partecipi a questo circo propagandistico, scegliendo se fare la bestia selvatica o la scimmia ammaestrata. E hanno trovato alcuni damerini di pseudodestra, che saltano da un carro all’altro, purché ci sia guadagno e convenienza strettamente personale, pronti a far la riverenza e attaccare il ciuccio dove vuole il padrone. Benvenuti nel tempo dei servi e dei parrucconi, dove pure la verità è trans, e dove i primi nemici della libera informazione stanno nell’informazione.

  Marcello Veneziani