Marina

C’erano brandelli di cartone che volavano sull’asfalto, c’era il sole, c’era il tuo mare, c’era il vento originale, automobili che inghiottivano decine di metri al secondo e indicazioni verdi che mi passavano di lato, c’era il Vesuvio, uno schizzo d’acqua, un camion della Shell, una curva acuta, un discesa folle, c’era un malessere, eppure prima c’era anche lei; quanti minuti erano passati?

Sì, un’ora fa era lì in viaggio con me.

Poi c’era una fotografia, una tra le tante che mi aveva convinto; non era quella del maschio, né quella di Santa Chiara, non era Spacca Napoli, né quell’immigrato che mi chiedeva una sigaretta – non ti fermare, continua a camminare – mi diceva. E non era il babbà tagliato in due o il cameriere che ci esortava ad uscire per serrare il locale, né i suoi tacchi che inciampavano tra i vicoli rotti, non era la venticinque, né il caldo che sentiva, non era il vento, non era il porto, non era il mare…

Nell’istante in cui l’avevo lasciata, appena discese le scale, proprio nell’ultimo istante prima che voltasse l’angolo, un attimo dopo che ingranassi la seconda, si era voltata a cercarmi ancora una volta.

Il suo sguardo si dirigeva diretto verso di me, ed io, non so bene ancora oggi, e non saprò mai se fosse mai riuscita chiaramente a scorgermi tra il lampione e quel pedone, successivamente, due secondi più tardi, oltre il cassonetto colmo degli avanzi di Salerno, tra un camion ed altri vari intralci, mentre ero in movimento ricercando un varco per guardarla ancora una volta.

E’ stato in quel momento che ho capito che volevamo entrambi stringerci ancora in un attimo, un attimo che riassumeva tutte le nostre ore trascorse, l’ultimo attimo di noi due…

L’ultimo attimo, così definitivo… così conclusivo…

marlene marina

Marinaultima modifica: 2017-03-05T16:52:33+01:00da RiccardoPenna
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2 pensieri su “Marina

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