10 marzo 2020

 

Un effluvio d^ancestrali melodie
a converger ne i pensieri suoi~
  intinti di Oppio Nero a colarle dagli occhi
Arcano era_ il santuario a pulsar nel costato
adornato di Superbe Delizie.
   Struggente il decadere a ricamarLa tra le
gote *dipinte d’una cheta passione
Armoniosa~
  Morbida era la Grazia _intensa e spessa
 Dipinta
del candore Sinuoso
 de la carne Sua a suggerne le membra
De l’Ardito mirarla.
   Mielosa Seduce di incanto _ in pillole_
a soggiogarne di lussuriosi
peccati       ~l’Anima
Black Opium

tat

Scritto indiano…

“Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l’amore, per i sogni, per l’avventura di essere vivo.
Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.
Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio e il tuo; se puoi ballare pazzamente e lasciare l’estasi riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirti di cautela, di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani.
Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera.
Voglio sapere se sei capace di deludere un altro essere identico a te stesso, se puoi subire l’accusa di un tradimento e non tradire la tua anima.
Voglio sapere se sei fedele e quindi hai fiducia.
Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non é bella tutti i giorni.
Se sei capace di far sorgere la vita con la tua sola presenza.
Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo e mio e continuare a gridare all’argento di luna piena: SÌ!
Non mi interessa dove abiti e quanti soldi hai, mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due, e fare quel che si deve fare per i bambini.
Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui, voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me e non retrocedere.
Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove, voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l’ha fatto.
Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso, e se veramente ti piace la compagnia che hai…nei momenti vuoti.”

  (Scritto da un’indiana della tribù degli Oriah-1890) –

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Insieme…

Lei disse: D'avanti a te, affinché tu possa sempre vedermi Dietro di te, per seguirti ovunque vai Di fianco a te, per darti la certezza di avermi accanto e trovare sempre la mia mano Sopra di te per elevarmi insieme a te ed essere sorretta semmai dovessi cadere Sotto di te... per sorreggerti con le mie mani quando la tua strada è interrotta. OPIUM
Lei disse:
D’avanti a te, affinché tu possa sempre vedermi
Dietro di te, per seguirti ovunque vai
Di fianco a te, per darti la certezza di avermi accanto e trovare sempre la mia mano
Sopra di te per elevarmi insieme a te ed essere sorretta semmai dovessi cadere
Sotto di te… per sorreggerti con le mie mani quando la tua strada è interrotta.
OPIUM

Angeli umani…..

Se cerchi gli angeli……….

non guardare molto lontano.. essi non sono distanti.. ma sono qui.. vicino a noi.. vestono i nostri abiti, sorridono con il nostro volto.. vivono in noi.

Ognuno di noi è angelo di se stesso nella misura in cui si riconosce tale, ci siamo dimenticati che quel giorno abbiamo deciso di nascondere le nostre ali e nell’umiltà poter dimostrare la nostra grandezza.. e la più profonda grandezza è riuscire ad Amare..

Amore.. che grande parola… amore è delle piccole cose che alla fine sono le più grandi..

amore è accogliere con un sorriso.. perché nessuno mai sarà così povero da non poter donarne uno..

amore è quel tocco dato ad uno sconosciuto.. ma che parte dal cuore,

amore è cercare in fondo, dentro di noi.. e in quel meraviglioso scrigno chiamato cuore trovare noi stessi.. avere la forza e l’audacia (perché è audacia in questo mondo) di donare e mostrare le perle preziose che in esso possediamo.

Non lasciare che gli eventi o le persone spezzino le tue ali.. è difficile perché se doniamo tutto.. tutto possiamo perdere.. ma in realtà tutto ci viene donato attraverso la vita che è tale solo se vissuta con amore. (WEB)

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I fiumi

Di poesie ne ho lette, spiegate, apprezzate e analizzate tante.
Oggi voglio condividere con voi il componimento poetico che più mi commuove, mi turba, mi provoca il famigerato Sturm und Drang, che mi lascia senza parole.
Adoro gli Ermetici e l’ Ermetismo, adoro l’impenetrabilità apparente delle loro opere, adoro riflettere sul ‘Mi illumino d’immenso’ (Mattino, Ungaretti): tre sole parole che mi rempiono l’animo di emozioni.
Ho incontrato questo testo per la prima volta all’Università quando studiavo Letteratura Italiana Contemporanea e appena letto l’ho stampato, incorniciato (fisicamente e nella mia anima) e fatto mio.
La poesia è stata scritta durante la Prima Guerra Mondiale, mentre Ungaretti era al fronte, in trincea, mentre vedeva gli altri soldati morire e le brutture dell’essere umano.
sono tante le cose che mi colpiscono.
La bellezza delle parole: l’ URNA D’ACQUA, la COROLLA DI TENEBRE, l’ ACROBATA SULL’ACQUA…
La musicalità dei versi e delle strofe…
La sofferenza che trapela nello scrivere nel descrivere tutta la propria vita…
La precarietà della vita umana, ciò che ci ha resi ciò che siamo, le nostre radici fisiche e psicologiche ricordate quando si è in pericolo di vita e ti possono uccidere da un momento all’altro.

Vi riporto il testo e nel link trovate lo stesso Ungaretti che la legge.

GIUSEPPE UNGARETTI, L’allegria (Milano, Giulio Preda 1931).

Mi tengo a quest’albero mutilato
Abbandonato in questa dolina
Che ha il languore
Di un circo
Prima o dopo lo spettacolo
E guardo
Il passaggio quieto
Delle nuvole sulla luna

Stamani mi sono disteso
In un’urna d’acqua
E come una reliquia
Ho riposato

L’Isonzo scorrendo
Mi levigava
Come un suo sasso
Ho tirato su
Le mie quattro ossa
E me ne sono andato
Come un acrobata
Sull’acqua

Mi sono accoccolato
Vicino ai miei panni
Sudici di guerra
E come un beduino
Mi sono chinato a ricevere
Il sole

Questo è l’Isonzo
E qui meglio
Mi sono riconosciuto
Una docile fibra
Dell’universo

Il mio supplizio
É quando
Non mi credo
In armonia

Ma quelle occulte
Mani
Che m’intridono
Mi regalano
La rara
Felicità

Ho ripassato
Le epoche
Della mia vita

Questi sono
I miei fiumi

Questo è il Serchio
Al quale hanno attinto
Duemil’anni forse
Di gente mia campagnola
E mio padre e mia madre.

Questo è il Nilo
Che mi ha visto
Nascere e crescere
E ardere d’inconsapevolezza
Nelle distese pianure

Questa è la Senna
E in quel suo torbido
Mi sono rimescolato
E mi sono conosciuto

Questi sono i miei fiumi
Contati nell’Isonzo

Questa è la mia nostalgia
Che in ognuno
Mi traspare
Ora ch’è notte
Che la mia vita mi pare
Una corolla
Di tenebre

Cotici il 16 agosto 1916

Donne…

Condivido con voi per la festa della donna una splendida poesia di Joumana Haddad, scrittrice, giornalista e poetessa libanese
Perche’ e’ importante ricordare che per molte donne c’e’ ancora tanto da fare…

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Nessuno può immaginare quel che dico quando me ne sto in silenzio,
chi vedo quando chiudo gli occhi,
come vengo sospinta quando vengo sospinta,
cosa cerco quando lascio libere le mani.
Nessuno, nessuno sa quando ho fame
quando parto,
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa che per me andare è ritornare e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera e la mia forza è una maschera,e quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere e io glielo lascio credere
e io avvengo.
Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza loro sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della mia prigione è la loro lingua ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio desiderio e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà e io glielo lascio credere
e avvengo.

Joumana Haddad – Sono una donna