Lettera di un padre al figlio…….

Se un giorno mi vedrai vecchio: se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi… abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo. Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere… ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi. Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare… ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno. Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico, ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’abc; quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso… dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire: la cosa più importante non è quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti li che mi ascolti. Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi. Quando dico che vorrei essere morto… non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive. Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po’ del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te. Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza in cambio io ti darò un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te. Ti amo figlio mio.

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6 marzo 2020

 

Mi siedo__ arroventato nel gelo che taglia le ossa
E mi chiedo il perché__
Vorrei dirmi un’altra bugia_
Non scalda abbastanza
il gelido clamore di parole inespresse
__ con la tempra agghiacciante__

Mascherato di nude lacrime
Mi compongo __
Tra la compostezza di fragorose risate
Muovo la danze __
Impassibili
nella cadenza di Marce risuonanti
scandite d’un passo Ardito

Chiuso ~ in spazi aperti ove i Venti
sfiorano le ombre_ semoventi
di affanni sigillati nei singulti
deglutiti nella dolcezza d^un mileoso
Veleno
Di Oppio Nero

Mirando nei riflessi de gli occhi
m’accorgo l’ego sfibrato
da battaglie propinate contro__ dal mondo

E chissà in quanti m’ han voluto
Morto
Mentre a l’incedere si schieravano di ordine

Chissà quante volte__ ho sfiorato
l’Angelo in Falce
Ma il cuore impazzito ne gli attimi
Ha voluto restassi

Maledizioni proferitemi han forgiato la giustizia perserverante
Delle gote __ intransigenti

__ la bestia de l’inferi giunge__
bisbigliani grandi omuncoli
che ad Asmodeo han ceduto

caduti al cancro del raziocinio..

Sono Ancora Qui
E non sono in trincea
Non mi Nascondo al falso piombo
D’un fuoco Di un piccolo nemico

Sono ancora qui__ a vincere
Le battaglie contro di me__
Sudore__ Sangue

Resto__
Seduto nel calore sferzante
d’una gelida tormenta di fuoco

Incurante delle battaglie perse

Ma oggi__ Ancora Vinco__
anche Oggi
__ abbracciandomi
Nel passato de le chiare ombre ad avvolgermi
nelle tenebre

E Splendo col fulgore degli Dei
Sorridendo
A l’ego Mio.

https://youtu.be/EugpuiJFfKo

Mr. Black_Opium

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Follia……

Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Infuse nell’uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso. Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe.
Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un’eterna giovinezza.
La vita umana non è altro che un gioco della Follia.

Erasmo da Rotterdam, “Elogio alla follia”

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Il coraggio

“Il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede.”

Il buio oltre la siepe, Harper Lee

Da quando ho letto questa frase qualche anno fa mi si è aperto un mondo.
Siete d’accordo con questa straordinaria scrittrice?

Curiosita’….

Un po’ di storia….

La pandemia di influenza spagnola del 1918, la più mortale della storia, infettò circa 500 milioni di persone in tutto il mondo, un terzo della popolazione del pianeta, e le stime dicono che provocò il decesso di 50-100 milioni di uomini. I primi focolai furono rilevati in Europa, negli Stati Uniti e in alcune parti dell’Asia, ma il virus si diffuse rapidamente in tutto il pianeta. All’epoca non esistevano farmaci o vaccini efficaci contro questa terribile malattia ma furono attuati alcuni provvedimenti per tentare di fermare o rallentane la diffusione. Furono chiuse scuole, teatri e attività commerciali (vi ricorda qualcosa?) e ai cittadini fu ordinato di indossare mascherine protettive.

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