Quanto sono belle le persone…

Quanto sono belle le persone
che sanno ascoltare
e quelle che ti chiedono cosa pensi,
le persone cortesi,
quelle non costruite
e quelle uguali a ciò che raccontano di essere.
Come sono belle le persone che trasmettono un senso di pace,
che sono cuore a cuore con la sensibilità e hanno fatto pace con le loro fragilità,
le persone che senza tanto clamore,
sanno guarire le loro ferite e ricominciare …
Sono belle le persone che sanno trovare il tempo per leggere una poesia,
quelle mai volgari,
quelle che sanno avvicinarsi con gentilezza,
quelle che raccolgono desideri.
Quanto sono belle le persone che per strada alzano lo sguardo per ammirare i dettagli inosservati delle case,
le luci accese dietro le finestre chiuse,
il cielo,
quelle che cercano risposte,
quelle che sanno che esiste un tempo per tutto
e quelle che non rinunciano mai a metterci il cuore,
anche se sanno che se lo ritroveranno sfregiato.
Sono tanto belle queste persone,
perché sono quelle capaci di curare l’anima.

 

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Arriva un tempo…

Arriva un tempo in cui dopo una vita passata ad aggiungere, inizi a togliere.
Togli i cibi che ti fanno male.
Togli i vestiti che ti vanno troppo stretti o troppo larghi.
Togli le cianfrusaglie dimenticate nei cassetti
insieme alla convinzione antica di non andare mai bene.
Togli il cuore dai posti dove non c’è più amore,
togli il tempo passato a inseguire le persone.
Togli lo sguardo da chi ti ha ferito,
Togli potere al passato, togli le colpe dai tuoi racconti e lo sguardo da chi ti parla dietro.
Togli le erbacce intorno ai tuoi sogni,
i compromessi che ti sporcano le scelte,
i sì concessi per adattamento.
La vera ricchezza non è aggiungere,
ma togliere.

 

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Sono andata…

Sono andata a cercare l’origine della parola sensibilità: parola composta dal verbo “sentio” (sentire) e dal sostantivo “habilitas” (disposizione, attitudine).
La sensibilità è la capacità di sentire.
Ma la cosa bella è che per i latini questa era un’habilitas, un’abilità, una dote, un talento, un punto di forza, qualcosa di positivo che si possiede, che si ha dentro (habilitas deriva a sua volta dal verbo habeo), quasi una consapevolezza di sé.
E per noi invece?
Da quando per noi la sensibilità ha smesso di essere un pregio ed è diventata una mancanza, una debolezza, un difetto?
Da quando ha smesso di essere un’habilitas ed è diventata invece l’esatto contrario, una sorta di “in-abilità” a stare al mondo?

 

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