L’erba e il cielo

 

All’angolo nascosto del cortile, come un inghiottitoio, le scalette
scendono nell’autorimessa.
Sopra, altissimo, squadrato dagli spigoli dei palazzi, il cielo.
Loro crescono là, da sotto il muro, ai lati del pianerottolo. Il
timido verde emerge sul biancore della lastra di marmo che fa da
cornice al pavimento. Non so quale terra, quale humus, quale
segreto nutrimento si celi in quelle fessure troppo piccole anche
per una formica. Ma forse basta la macchia di umidità che insiste
sul muro e fa talvolta filtrare fuori gocce d’acqua in un rivolo
quasi invisibile.
Per qualche ora al giorno il sole scorre giù per le scalette,
riversando un calore opprimente ma effimero.
Crescono isolate, e di forme diverse: a fili, a foglie, a microscopici
arbusti prostrati sulle ruvide mattonelle. Insieme ad una striscia
di muschio, più rado ed anemico.
Al mio passaggio, le vedo piegarsi alla corrente di vento, che
sprofonda calda e sinuosa, o sgorga insistente e sempre fresca,
portando con sé i fumi dei motori e l’odore del sottosuolo. L’aria
mi investe, quasi a dar fastidio, e penetra nelle cantine da una
grata arrugginita coperta da un retino consunto e intriso di
polvere, fili di tessuto e insetti.
E mentre distratto dimenandomi sopravvivo allo scorrere dei
giorni, qualcosa accade.
La prima a cedere fu quella lunga e sottile.
I fili improvvisamente si ingiallirono, persero la viva rotondità
piegandosi ad angolo, divenendo anche meno mobili al vento.
Poi le altre, in un’inutile agonia.
Scomparse nell’inesistenza, e ormai presenti solo nel ricordo di
ogni gradino calpestato dal mio piede.

L’erba e il cieloultima modifica: 2019-11-16T21:49:32+01:00da Sisyphus2011