Vi presento Toni Erdmann (2016)

Padre e figlia tedeschi di Germania. La figlia è in Romania per lavoro e il padre, pur di trascorrere del tempo con lei, decide di raggiungerla lì, a Bucarest. Bene, ma ci sono dettagli che rendono la cosa alquanto complicata: lei è una di quelle consulenti di una quelle società di consulenza spietate e ultrapagate, quelle che affiancano le grandi multinazionali nelle cose più delicate come i tagli del personale. Lui è istrionico maestro elementare, imitatore e abile nei travestimenti. Finora sembra una frizzante commedia francese, di quelle oggetto di remake americano o (purtroppo) italiano ma qui non c’è rischio, è troppo seria. Invece la pellicola mostra il boom economico rumeno, i sensi di colpa della superconsultant, il padre che la segue e la mette in imbarazzo ma sostanzialmente ha pena per lei, della vita triste che conduce. Il pregio del film è la fotografia iperrealistica del lavoro, dei rapporti umani, dello smarrimento di fronte alle varie verità. Difetti non ce ne sono; qualcuno potrebbe dire “è lento” e andrebbe per questo accompagnato alla porta. Hanno rotto le scatole loro e questa cosa della lentezza: come diavolo ve le devono far vedere le cose nei film? Sono loro che hanno ‘sto cazzo di telefono in mano e non sono capaci di perdersi nei dettagli. Tempi tristi, film bellissimo.