La preoccupazione di quel tale è un po' anche la nostra: Signore, sono pochi quelli che si salvano?
L'invito del Signore è passare per la porta stretta, perché molti cominceranno a bussare per entrare, giustificandosi di aver mangiato alla presenza di Lui ed aver ascoltato il Suo insegnamento nelle loro piazze, Egli risponderà: "voi non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori di ingiustizia".
La parola chiave è proprio l'ingiustizia, ovvero un metro di misura non giusto. La salvezza di Dio è un dono da accogliere preparato per tutti, ma non è una pretesa. Passare dalla porta stretta è come un'entrata "di servizio", dove le nostre azioni vengono fatte nel segreto del cuore e non per farsi vedere. Riconoscere questo è già un principio di salvezza, poiché quel regno che dà vita è in mano ai poveri, non intesi necessariamente in senso economico, ma di chi ha fatto della sua vita di "mancanze" uno spazio per Dio e non l'ha riempito di altre cose.
La salvezza è un dono promesso a tutti, perché "Dio vuole che tutti si salvino"(1Tm 2, 4a), ed è universale: "verranno da Oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno".
È il momento di chiederci: quali sono le nostre porte strette? Perché è proprio varcandole che è possibile entrare nel regno di Dio, e i poveri saranno quelli che con il sorriso dell'Amato ci apriranno la porta e diranno: vieni, siediti qui con me.