Correzione fraterna

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14 AGOSTO 2024

SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE, PRESBITERO E MARTIRE – MEMORIA

Quando parliamo di correzione fraterna, la associamo sempre ad una sorta di rimprovero e non di aiuto reciproco

Si tratta invece di accogliere il fratello anche con i suoi errori e cercare di camminare assieme verso la verità. Aiutare senza giudicare è una forma di carità che illumina la via per distinguere l’errore dall’errante, il peccato, dal peccatore, per aprirsi al perdono reciproco, solo così possiamo continuare a chiamarci e ad amarci quali fratelli. L’amore ha bisogno di essere esplicitato nella verità e compreso nella fiducia. Ciascuno riconosce i propri limiti quando non si sente giudicato, e nessuno è così giusto da poter esprimere sentenze sul proprio fatello.  Occorre che si instaurino davvero sentimenti di profonda stima e di rispetto dell’altro, cosi da potersi confrontare nella liberta e nella carità. Molte volte bisogna partire all’ascolto, spiegarsi, capirsi, essere disposti a lasciarsi aiutare, come avere il coraggio di aiutare; “se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello”, dice Gesù. Questo “guadagnare il fratello” significa ristabilire una fraternità, ovvero il fine stesso di tutta l’azione che Gesù è venuto a portare: la salvezza, perché nessun figlio vada perduto.

Solo sostenendoci e aiutandoci a vicenda mediante l’amore e la verità, possiamo ritrovare la comunione con il nostro Dio che è perdono, misericordia, e vivere la relazione tra fratelli nella presenza del Signore risorto quale dono della grazia.

“Signore,

la mia vita sia un riflesso della tua,

allontana il mio cuore dall’odio,

e sappia rispondere con l’amore dinanzi all’indifferenza e all’abbandono.

Insegnami a risollevare quel fratello che caduto a terra

nessuno guarda più.

Tu vuoi che nessuno di noi vada perduto,

rendi il mio cuore attendo

così che io sia

la Tua mano che solleva,

il Tuo sguardo che conforta

e sappia dare il meglio di me

a Te a chi incontro.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Bambini

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13 AGOSTO 2024

MARTEDÌ DELLA XIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Desiderio di ogni persona umana è quello di valere, di contare, di essere riconosciuto, e questo in linea di massima lo consideriamo in base alla ricchezza posseduta, la posizione sociale, il lavoro. Ma Gesù ci cambia la logica, perché l’unica vera grandezza di ciascuno viene dal riconoscersi piccoli: “chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli”. Gesù ci ricorda che siamo piccoli, siamo figli, e la nostra grandezza deriva proprio dall’essere figlio amato dal Padre.

Il bambino è il segno di quella semplicità, spontaneità e fiducia che caratterizzano una vita che non si preoccupa di apparire, ma esprime il desiderio di vivere amato, curato, perdonato. Quando il bambimo si sente amato, si sente grande. Se l’età cronologica del bambino passa, nessuno smette mai invece di essere figlio.

Tutti siamo figli a qualunque età, siamo figli amati dal Padre che non vuole perdere nessuno dei suoi “piccoli” a qualunque età. In questo amore ogni persona umana trova la sua grandezza, nel riconoscersi figlio amato, custodito, cosi Dio che è il più grande di tutti, si è fatto il più piccolo di tutti per essere con tutti e mostrare il senso di ogni grandezza: vivere dell’amore, vivere ad immagine di Dio, perché solo Lui è il più grande nell’amore.

“Signore,

dammi un cuore semplice

che conosca il tuo nome

e lo imprima nel cuore.

Fammi sentire un figlio amato

che custodito dal Padre

non è perduto.

Aiutami ad amarti,

poiché amare l’Amore non è semplice,

ma in esso è la mia esistenza.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

I figli sono liberi

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12 AGOSTO 2024

LUNEDÌ DELLA XIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“I figli sono liberi”. L’invito è sentirci così anche dinanzi alle imcomprensioni degli altri. A quelle pretese che avanzano, il Signore ci invita a sentirci liberi perché amati da Lui. Ma come possiamo sentirci liberi fino in fondo?

Se leggiamo attentamente l’episodio del Vangelo di oggi, Gesù viene messo alla prova, deve pagare la tassa: Lui sa e si adegua. Cosa c’è di più profondo di questo gesto? Dove è l’essenza? Nella misura in cui il nostro cuore è pieno di Dio, è abitato dalla sua presenza, meno certe situazioni ci faranno male. Dobbiamo chiederci: sono libero veramente? Ovviamente siamo oltre ad una concezione effimera della libertà, intesa come far ciò che si vuole. Qui in gioco è: quanta risonanza hanno in me determinate situazioni? Quanto ci sto male? Il Signore le accoglie tutte, è qui anche per questo. Non si scandalizza dinanzi alla nostra fatica ed ogni gesto, in Lui assume qualcosa di meraviglioso: “va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te”.

Qualcosa di insolito, eppure ciò che è insolito è condannare gli altri, obbligarli, giudicare. Quanto a noi, non ci resta che capire, che la vera libertà sta nell’aver scoperto una grande ricchezza: Dio nel nostro cuore!

“Signore dammi la forza

per essere libero dal dolore e dalla fatica,

per crescere bene,

per essere cosciente che Tu sei in me.

Tu sei la mia forza:

riuscirò a viverlo?

Ci metto tutto me stesso,

non per essere bravo e buono,

ma perché Tu sei importante per me

e anch’io lo sono per Te,

per questo voglio sentirlo

in ogni occasione.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Forza del cibo

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11 AGOSTO 2024

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

La prima lettura di oggi ci offre l’immagine di un Elia stanco, affaticato, carico di pesi da sopportare; è bellissimo vedere quanto il Signore si prende cura di lui attraverso l’angelo e il racconto si conclude cosi: “Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb”.  È la forza di quel cibo che ci fa camminare, è la forza di un Dio che non ci abbandona, che ci ama.

Quando le nostre gambe non ce la fanno, quando il nostro cuore è in fatica abbiamo con noi una forza: la forza di quel cibo che è Lui stesso. Non è qualcosa di esterno, superficiale, il cibo entra in noi, fa parte di noi perché nel nostro cuore torni il vigore di un tempo. È da credere?

Si, bisogna credere all’amore di un Dio che si rivela dicendo: “Io sono il pane della vita”, ovvero: sono il cibo di cui tu hai bisogno per esistere, affinché tu possa camminare e sentire la mia forza. Eccomi per amore ti do tutto me stesso. Tu devi solo alzarti e mangiare, perché da sempre io sono con te.

Il Signore sia la nostra forza sempre!

“Pane del cielo che sei Dio,

entra in me

donami la tua forza,

così che la mia vita

si senta unita alla tua,

non per un istante ma sempre.

Dammi la forza,

sostieni il mio cuore

aiuta i miei cari,

perché quel cibo si consumi

fino ad essere parte di me

e io riprenda il cammino

con la forza di Dio,

con la forza di Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Cielo

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SABATO 10 AGOSTO 2024

SAN LORENZO, DIACONO E MARTIRE – FESTA

“Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore”.

C’è una profonda unità per noi cercatori di Dio, cercatori di quella luce che illumina il nostro cuore. E questo dono, questa unità é data proprio da Lui, in quella promessa di presenza: dove sono io ci sarai anche tu.

Eppure a volte ci sembra un Dio così distante, da alzare gli occhi al cielo e sentirsi soli a terra. L’invito è non solo ad alzare lo sguardo, ma a vedere quanto Lui ci viene incontro, tanto che il suo cielo è già in te.

Quella promessa di vicinanza, di presenza non è vana, è vera come il cielo che scorgi!

Quel chicco di grano di cui si parla oggi, può morire credendo di portare frutto, solo se davvero riconosce la sua terra e che essa è vita.

Dio è vita persino nelle nostre morti, quando alzando gli occhi al cielo gridiamo: “Dio dove sei?”. “Sono qui con te”.

Ed in quella promessa c’è già la nostra salvezza, ciò non vuol dire che necessariamente tutto andrà bene, ma che Lui è quel cielo in noi, che non ci lascia soli e ci precede; prepara lo spazio affinché quell’unità tanto sperata si realizzi. Però tu alza lo sguardo e contempla, ascolta l’aria, senti gli odori, non devi andare chissà dove per trovare Dio, ti basta la tua stanza, la tua casa, il tuo balcone, c’è un posto per te che non è lontano, c’è un posto che é per te da sempre, a partire dal quale riscoprirai il cielo ed è il cuore di Dio.

“Signore,

aiutami a vedere,

guarisci il mio cuore.

Fammi credere che Tu mi sei accanto,

dammi la forza di alzare lo sguardo

per scorgere Te.

Tu che sei il mio cielo,

illumina la stanza del mio cuore,

così che possa vederci il Tuo

e sentirmi al sicuro

accanto a Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Olio del tuo amore

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VENERDÌ 09 AGOSTO 2024

SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE, VERGINE E MARTIRE, PATRONA D’EUROPA – FESTA

Oggi celebriamo la festa di Santa Teresa Benedetta Della Croce (Edith Stein). Nel vangelo leggiamo di quel grido che si alzò a mezzanotte: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. La vita umana è andare incontro al compimento dei desideri del cuore, è trovare il grande amore che dà pienezza alla vita. Edith ha camminato per cercare e andare incontro a quello “sposo” a cui il suo cuore anelava.

“Sposo” è la definizione di Dio che la Parola ci consegna e rende bene l’immagine di una relazione di amore, di dono, di gratuità, di fedeltà, di fecondità, di vita. Se questo vale nelle relazioni umane, non ci sono paragoni per la fedeltà di Dio. La nostra storia si scrive in questa fedeltà, dove l’andare incontro allo sposo è prendere l’olio dell’amore che Lui ci ha dato per alimentare la nostra vita, allora potremo davvero vivere la festa di nozze, amarlo e cantarlo nella vita e nelle opere.

Ogni azione compiuta con l’olio dell’amore vive dello Spirito di Dio e diventa un’azione eterna, è il regno di Dio che si compie già qui, ora. Edith ha fatto ardere tutto quell’olio, è uscita incontro allo sposo insieme ai suoi fratelli affrontando il martirio, guardando alla croce che non è fine a se stessa, scriveva:”Essa si staglia in alto e fa da richiamo verso l’alto. Quindi non è soltanto un’insegna, è anche l’arma vincente di Cristo”. “Sotto la croce ho compreso la sorte del popolo di Dio… Infatti, oggi conosco molto meglio ciò che significa essere la sposa del Signore nel segno della Croce. Ma poiché è un mistero, con la sola ragione non potrà mai essere compreso”.

“Signore,

aiutami a versare l’olio del tuo amore

sulle ferite di chi mi circonda.

Fa del tuo amore

la mia risposta e forza.

Fa che lo ricordi sempre,

che quell’olio mai si spega

e non si consumi,

perché Tu Signore

hai già dato tutto.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Ma voi chi dite che io sia?

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GIOVEDÌ 08 AGOSTO 2024

SAN DOMENICO, PRESBITERO – MEMORIA

Gesù pone una domanda essenziale per la vita di ciascuno: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Chi è Gesù per me? Non è una questione dottrinale, di definizione, di dogma e memmeno il pensiero che mi sono fatto di Dio; qui si tratta di riconoscere l’esperienza, la mia relazione, il mio lasciarmi interrogare da Lui. Per capire le sue domande devo mettermi in ascolto e nell’ascolto troverò le risposte.

Gesù ci ha detto tante volte chi è Lui, noi dobbiamo ascoltarlo. Egli si fa conoscere e si rivela con un linguaggio che ogni uomo può comprendere: l’amore.

Una persona la conosci nella misura in cui la frequenti, ma soprattutto nella misura in cui la ami, altrimenti ne rimane una forma superficiale e generica. Solo l’amore ti permette di partecipare ad una vera relazione, che incontra l’altro nella verità di se stesso. Dio è amore, solo se lo amo lo conosco, solo nell’amore posso dire chi è Lui per me, posso rispondere alla ragione della mia vita, al mio essere nel mondo, posso rispondere con la mia vita spesa nell’amore; Lui la vita l’ha data tutta per me.

Questo capovolge anche la mia fede, perché credere significa lasciarmi interrogare, mettermi continuamente in discussione. Chi è Gesù per me? Lo sento veramente come il Signore della mia vita? Colui che da sempre mi ama e ha dato la vita per me? Il mio principio e il mio punto di arrivo? Il senso della mia storia con i suoi alti e bassi e il senso del mondo nelle sue contraddizioni e rivelazioni?

Cerchiamo il Signore, ascoltiamolo, lì è ogni nostra risposta.

“Signore,

Tu sei per me,

la mia parte migliore,

sei di me quell’amore che mi orienta, che conduce e che sento vivo.

Fa o Signore,

che sappia mostrare il tuo volto

a chi incontro,

così che sia Tu a risvegliare

in ciascuno di noi la parte migliore

ovvero, Te stesso unito a noi,

e il cuore conoscerà riparo

in Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Signore aiutami

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07 AGOSTO 2024

MERCOLEDÌ DELLA XVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Ogni madre desidera la vita per i suoi figli, quale strazio avrà provato questa donna per la malattia della figlia, infatti si dice che “grida”, chiede pietà, invoca un aiuto senza arroganza, senza pretesa, ma con l’audacia di una madre con il cuore gonfio di sofferenza. I discepoli intervengono non tanto per farsi mediatori, quanto perché la donna “grida”, in qualche modo disturba: non ascoltano il dolore del suo cuore. Anche se in un primo momento Gesù indica la preminenza della salvezza per i figli d’Israele, qui si espande a tutti.

Questa donna è entrata nel cuore di Gesù, l’ha riconosciuto come “Signore”, ha messo in Lui la sua fiducia con la consapevolezza della propria indegnità e l’urgenza del bisogno di guarigione e di vita per la figlia.

“Signore, aiutami!”. È la preghiera più semplice del mondo. “Signore, aiutami!”. È il dialogo della vita con il Signore; una vita è data a chi crede, a

chi la chiede con fiducia, non a chi la pretende. Nessuno davanti a Dio può arrogarsi il diritto di imporsi, ma può osare l’audacia di chiedere quel bene che Dio stesso è venuto a portare: una vita salvata.

Basta una briciola di fede, basta una briciola di pane, lì è racchiusa tutta la potenza della salvezza di Dio. Questa salvezza non ha tempi o luoghi, è puro dono che agisce nei cuori che la desiderano e che la accolgono. Apriamo il cuore a Cristo, apriamo le mani a una briciola di pane; ogni briciola contiene la grandezza di Dio. Chiediamo al Signore la fede di quella dona, la convinzione che tutti sono amati, non ci sono figli di serie A o B; la misericordia di Dio si posa su ogni miseria umana, nessuna briciola andrà perduta, ma sarà amore vivo, vita di Dio donata senza riserve.

“Signore aiutami,

affinché il mio cuore

non smetta mai di cercarti.

Fai della mia vita

una briciola del tuo pane,

così che diventi anch’io

amore senza riserve

e possa donare Te

agli altri.”

(shekinaheart eremo del cuore)

Trasfigurazione

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MARTEDÌ 06 AGOSTO 2024

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE – FESTA

Molte volte nella Bibbia il monte è il luogo dell’incontro con Dio, dimora di Dio, e desiderio dell’uomo è quello di poterlo vedere.
“Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»
La nube è segno di evaporazione, di fecondità, di vita; Maria sarà avvolta da una nube. La nube permette di vedere la luce del sole, la luce è vita. Dalla nube non emerge il volto di Dio ma la sua voce, che ci indica chi ascoltare. Qui si svela l’identita di Gesù: Lui è il vero volto di Dio e dell’uomo. Il volto dell’amore, di Colui che si lascia mettere in croce per amore dell’uomo. La croce diventa la trasfigurazione dell’amore. Una persona è trasfigurata quando fa l’esperienza di sentirsi profondamente amata. L’amore cambia la vita, la rende più luminosa, bella, felice. Il volto di Dio è la trasfigurazione dell’amore. Non importa come gli altri ci vedono, importa quella libertà che Dio ci ha dato per dare senso alla vita. Tutti in qualche modo cerchiamo quel Volto e siamo destinati alla trasfigurazione, a diventare volto di luce, volto dell’amore del Padre.
Le cose belle ci colpiscono, ci emozionano, ci seducono. Pietro non è stato sedotto dall’onnipotenza di Dio, ma da una luce di vita, dalla bellezza del volto di Gesù, dove l’uomo si può sentire finalmente a casa, un luogo bello per dimorare. Non c’è volto più bello di chi cerca Dio e trova in Lui il compimento dei desideri del cuore.

“Signore,
salgo con Te sul monte,
nel punto più alto,
conducimi Tu.
Ti cerco ogni giorno,
perché di desidero accanto,
stai con me,
così che ogni nube
abbia il sole del tuo amore come risposta.
Non ho bisogno di una tenda,
perché Tu scendi con me,
ora la tua luce è in me.”
(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Date voi stessi da mangiare

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05 AGOSTO 2024

LUNEDÌ DELLA XVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

In quel: “date loro voi stessi da mangiare”, sembra essere racchiuso tutto un programma per i discepoli di allora e per noi oggi. In memoria di Gesù ogni giorno ci troviamo ancora a perpetuare il miracolo del pane, che dona sazietà a quella fame che solo il Signore può colmare. Viene subito da domandarci: come possiamo fare questo, se anche noi siamo povere creature, affamate di cibo, di affetto, di valori, di felicità, affamati di Dio?

Gesù insegna sempre, comprende ancora prima che noi esponiamo le nostre miserie, perché il suo cuore vive la compassione per tutta l’umanità, che lo spinge a guarire i malati, a dare nutrimento alla folla affamata.

Gesù ci chiama a “dare loro da mangiare”, ossia a condividere quanto abbiamo e siamo, perché per Lui, non conta la quantità di cui disponiamo, bensì la disponibilità del cuore. Egli vuole aver bisogno di noi per moltiplicare il suo amore. Cinque pani e due pesci, per un totale di sette, che è il simbolo della pienezza, della totalità. Tutto quello che si ha e si è  viene benedetto da Dio e condiviso con tutti, cosi che alcuno rimanga senza, anzi ci sia addirittura un sovrapiù, perché l’amore condiviso compie il miracolo di abbondare sempre.

Benedire, spezzare e dare, sono gesti che ha compiuto Gesù allora, che compie il Dio con noi oggi e che anche il più povero della terra può condivide quel poco che ha, perché come asseriva già Epicuro: “Non ciò che abbiamo ma ciò di cui godiamo, costituisce la nostra abbondanza”.

“Signore,

ti dono ciò che sono,

perché assieme a Te,

quel pane che mi dai

mi renda dono.

Ho poco da darti

ma è tutto ciò che ho,

è la mia storia, è la mia vita,

che unita alla tua è unica.

Unica, perché come sei Tu

è la mia relazione con Te:

un pane spezzato che unisce.”

(Shekinaheart eremo del cuore)