Nel Vangelo di oggi Gesù pone una domanda: "Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide?".
Essere figlio di Davide significava essere discendente di un grande re, quindi avere potere su popoli e nazioni.
Israele attendeva il figlio di Davide, il Messia, colui che instaura il regno di Dio, si aspettava un Messia potente che vincesse tutti i nemici e facesse trionfare i buoni.
Invece il potere di Gesù è molto diverso, non corrisponde a quei canoni pensati. Il potere di Gesù è quello di mettersi nelle mani degli uomini, non quello di tenerli in mano.
Dio rivela tutto il suo potere dando la sua vita, mettendola nelle nostre mani.
A volte anche noi veniamo presi dalla brama di avere un piccolo potere, di possedere più di quello che ci serve, e magari di possedere un po' di Dio, ma Dio non si possiede, poiché si dona.
Noi infatti, viviamo di ciò che riceviamo; la nostra vita è un dono ricevuto e che ci doniamo gli uni gli altri, viviamo di relazioni che non possono essere possedute, perché libere, in quanto dono dell'altro.
Quindi, il modo di Cristo di essere figlio di Davide, il Messia, sarà il modo di regnare di Dio, ovvero di donare amore e dare la vita. Il suo regnare è il potere dell'amore che si compie nel servire.
"Signore, ti prego:
entra a fare parte della mia vita,
così, nella mia fragilità io te la pongo,
affinché Tu nella Tua infinita Misericordia, possa perdonarla,