Nel Vangelo di oggi, scorgiamo tutta l'angoscia di un padre per il figlio malato e la fede che ha nella salvezza data dal Signore, che passa attraverso chi crede in Lui e vuole essere come il suo maestro, ovvero i discepoli. "In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre".( Gv 14,12), dirà Gesù nel Vangelo di Giovanni. Invece qui ci si scontra con l'impotenza di fare un miracolo, di guarire il ragazzo. Sarà Gesù a guarirlo, e con il ragazzo, Gesù dovrà guarire anche la povera fede dei discepoli rimasti attoniti, perché si scoprono più deboli di quanto non pensavano di essere. Infatti domandano a Gesù il perché non sono riusciti nel loro intento, e Gesù risponde schiettamente: "Per la vostra poca fede". Non si tratta di mancanza di fede, quanto piuttosto di dubbi di insicurezze.
Il cammino di fede non dá altre certezze se non Lui, vivo e presente allora nella sua umanità, come oggi vivo e presente nel pane eucaristico.
Gesù ci chiede una fede capace di spostare le montagne del proprio cuore per identificarsi con la sua persona, la sua missione, la sua forza divina. Ci esorta a lasciarsi guidare dalla sua Parola.
La fede può tutto quando ci fidiamo più di Dio che delle nostre capacità umane. Allora come quel padre per il figlio, mettiamoci in ginocchio davanti a Dio, chiediamogli pietà e confidiamo nella sua salvezza.
"Signore,
sii Tu la mia certezza,
e desidero Tu lo sia per sempre.
Io vacillo e cado
ma Tu, rialzami.
Io sono stanco e faccio fatica a camminare, Tu confortami.