"Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?". Una domanda forte, quella che Gesù fa a quell'uomo e contemporaneamente a noi. Una domanda diretta, che apre già alla chiarezza: l'invidia non è riversata su chi ha ricevuto un bene, ma su Dio datore di ogni bene.
La bontà di Dio ci spaventa e disarma, poiché se da un lato ci riempie di pace, dall'altro è lontana dai nostri schemi.
La domanda di Gesù in fondo, serve a farci comprendere che c'è forse un altro modo di intendere la bontà. Dio è buono e la sua bontà è il mezzo che ci conduce a Lui, perché se basta un'ora di lavoro, se ne bastano due, o tutto il giorno, ciò che riceverò è e sarà sempre: amore infinito.
Dio chiama, ci chiama; secondo il metodo di quei tempi, i lavoratori verranno pagati a giornata, ma fino a quando? Non c'è scritto, perché la chiamata è per sempre. Egli da sempre ci vuole con sé. Lavorare nella sua vigna, è il tempo in cui renderci conto di essere nel campo dell'amore e non più nella logica della retribuzione materiale.
Il campo dell'amore è il luogo dove ciascuno dà tutto quello che può per amore e Dio, Dio amore straripante, custodisce il nostro cuore, lo porta fuori dalla logica del denaro e vi dona una moneta simile a quella della vedova del vangelo: tutto quello che ha, tutto se stesso.
Egli ogni giorno dona tutto se stesso e possiamo averlo pensato, pregato un'ora, mezz'ora, un minuto Lui si consegna totalmente a noi ed il Suo amore sarà sempre per sempre.