LUNEDÌ DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
“Che cosa vuoi che io faccia per te?”.
È bello sentire queste parole di Gesù rivolte a noi. Sono parole che ci parlano di un Dio vicino, disponibile e che ci fanno entrare in relazione intima con Lui. Si, perché la risposta a questa domanda non può essere superficiale, è rispondere implicitamente a se stessi: che cosa ho bisogno di guarire? Tutti abbiamo qualcosa, nessuno è esente dal bisogno di Dio e soprattutto non c’è vita perfetta.
Quest’uomo era cieco, ma ci sentiva, ha usato quello che aveva per incontrare Gesù, sente, urla persino, e noi? L’avremmo fatto?
La fede di quel cieco è la fiducia che oltre a ciò che gli manca, sente di aver bisogno di Dio e non si arresta dinanzi ad un fallimento, fa di quello che ha, il suo massimo per incontrare Gesù. Non lo vedo ma posso sentirlo, gli credo, entro in relazione con Lui, mi guarirà e tornerò a vedere di nuovo: ecco i pensieri di quel cieco. Un desidero di bene che Gesù non rifiuta, anzi ne gioisce, perché non c’è nessuno meglio di Lui in grado di gioirne.
Che cosa vuoi che il Signore faccia per te? Che cosa il tuo cuore grida: il bisogno di essere sanato? Non rispondere in fretta, lascia passare la folla, respira e scendi in profondità, quasi a terra, ma non sei un mendicante, ne un mancante agli occhi di Dio, sei già un guarito, perché la fede che hai è il principio di guarigione che Egli ti ha trasmesso e che tu oggi, devi far gridare in te.
“Signore,
fa che veda di nuovo.
Sia il mio sguardo
quello di un uomo non più sperso,
ma guarito.
Chino a terra, sei tu a rialzarmi,
Senza di te la mia vita, manca di vita.
Ti chiedo perdono
per tutte quelle volte che non visto, non ho sentito il tuo amore.
e mi abbandono a te,
a quella fede che mi precede,
che tu hai dato a me.” (Shekinaheart eremo del cuore)