Seguimi
sabato 21 Settembre 2024
SAN MATTEO, APOSTOLO ED EVANGELISTA – FESTA
Seguimi, ecco l’invito che Gesù pone a Matteo e a noi, persone a volte sedute nella nostra situazione. La sequela è un cammino, è alzarsi per andare dietro a Lui; il rischio è però di smarrire la strada, un po’ come i farisei, intenti a mettere alla prova quel Gesù che cambia i loro schemi, ma non vi è nulla da temere, perché la via è quella della misericordia.
La via di Dio è bontà. La via di Dio è pace. La via di Dio è perdono. Alziamoci per provarlo. Dio è davvero buono e non ci lascerà soli a condurre questo cammino, vuole che ci rendiamo conto che ha cura di noi. Persino quando in molti casi vi sono battute di arresto, mai egli romperà la nostra alleanza con noi.
Matteo si alza e comincia a vedere che quel Gesù è venuto lì per Lui. Si! Questo Dio fa con noi, perché ogni passo non sia solo nostro.
In quel banco delle imposte dove si riscuote, ora è Dio che chiama l’uomo perché riscuotere vuol dire riconosco chi e Lui.
Lasciamo andare le nostre paure. Noi siamo figli di Dio, amati, chiamati per vivere una vita insieme, dove il peccato non è l’ultima parola.
Come Matteo siamo chiamati a seguirlo, a lasciare quel banco, le nostre pretese, per fare della nostra vita non un riscatto ma un dono.
“Signore,
aiutami a sentire la voce
che mi conduce a Te.
Aiutami a non aver timore
del mio errore e del mio peccato,
fanne luogo di cura e misericordia.
Abita in me così intensamente
da vedere i miei passi
continuare i tuoi
e fa che non mi disperda.
Eccomi Signore sono qui, mi alzo”.
(Shekinaheart eremo del cuore)
Testimoni
venerdì 20 Settembre 2024
SANTI ANDREA KIM TAE-GÔN, PRESBITERO, PAOLO CHÔNG HA-SANG, E COMPAGNI, MARTIRI – MEMORIA
Gesù è in cammino e dove passa lascia segni dell’amore di Dio.
“Al tuo passaggio stilla l’abbondanza. Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza”. Così recita il Salmo 64. Il Signore della vita percorre ancora oggi le nostre strade per ridonare la freschezza della sua parola, annuncio della buona notizia che è Lui stesso: sguardo che perdona, mano che guarisce, voce che libera dagli spiriti cattivi, vita che rifiorisce in tutta la sua umanità.
Gesù cammina, ma non è da solo, con Lui ci sono gli apostoli e alcune donne che si sottolinea: “erano state guarite”, ovvero sono già testimoni della grandezza di Dio, della misericordia che ha avuto nei loro confronti. Donne che si mettono al “servizio” di Gesù, perché per prime sono state “servite” da Lui. Donne che concretizzato l’immagine vera di Gesù, venuto per servire la vita. Donne che mostrano il volto bello di Dio, del regno e della sua forza di comunione.
Anche noi mettiamoci in cammino con Lui, semplicemente cosi come siamo, con le poche forze che abbiamo, perché grande risulti essere solo la sua parola.
“Signore,
fa che i miei occhi
vedano il tuo amore,
che il mio cuore
riconosca la tua presenza.
Sei tu la mia forza,
prima di tutto e di tutti.
Dio mio,
quanto è grande il tuo amore,
mi siedo e aspetto che tu torni
e la tua Parola
diventi la mia forza.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Amore
19 Settembre 2024
GIOVEDÌ DELLA XXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
L’amore compie ogni miracolo: ed ecco una donna peccatrice, una prostituta, con audacia raggiunge Gesù in casa di un fariseo e incurante dei presenti, senza proferire parole, si china ai suoi piedi, li bagna con le lacrime, li asciuga con i capelli, li bacia e li cosparge di profumo. Tutti gesti di tenerezza, di amore, ma c’è un Amore che le sta cambiando la vita. Gesù la lascia fare, vede in lei tutta la sofferenza, il dolore e l’amore che l’attraversa e il suo desiderio di rinascita più grande di tutto.
Come questa donna ha bisogno di essere amata e perdonata per i suoi peccati, cosi il fariseo, cosi noi, che giudichiamo a partire dalla nostra idea di giustizia, che vediamo prima il peccato e non consideriamo la sofferenza che ne deriva. È più facile giudicare che cominciare ad amare.
Gesù insegna che il perdono è riversato in abbondanza; questo non significa che si può peccare tanto il perdono aggiusta ogni cosa, significa che dobbiamo avere la consapevolezza di ricevere un dono d’amore immenso, dove amerà di più, chi è stato perdonato di più; allora la vera conversione non consiste nel diventare più buoni, ma nel non temere questo Dio, perché mette sempre la persona al primo posto, il suo sguardo ridona dignità, non vede una peccatrice, vede una donna, una donna alla quale i suoi peccati le sono perdonati “perché ha molto amato”. Che ciascuno di noi possa incontrare Gesù con questo “biglietto da visita”: aver molto amato!
“Signore
ho bisogno di sentirmi amato da te,
ho bisogno della tua forza.
Ti amo Signore e lo sai,
perché vedi il mio cuore
più di me stesso.
Le mie ginocchia possono inchinarsi perché tu ti sei chinato su di me.
Le mie lacrime ora sono le tue,
il mio cuore anche.
Amami sempre
nonostante il mio peccato,
chinati, mi inchino anch’io.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
A chi?
18 Settembre 2024
MERCOLEDÌ DELLA XXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Quando le cose in noi non vanno secondo gli schemi che ci siamo creati, cerchiamo delle scuse per fare o per non fare. Il rischio è quello di non muoverci in un percorso di libertà, rimaniamo sui nostri preconcetti e non ci apriamo a un cammino di conversione del cuore e di coltivazione di gioia.
Gesù si chiede: A chi posso paragonare questa generazione? A chi è simile? O meglio a chi noi vogliamo assomigliare?
Lasciamoci coinvolgere da questo gioco serio e meraviglioso che è la vita, impariamo a guardarci dentro per vivere un equilibrio che non cerca di difendere schemi, ma la semplicità di essere uguali a noi stessi, per agire nella logica di Dio.
Lasciamoci generare dalla Sapienza che è Lui stesso, il gusto della vita vissuta in ogni attimo; proviamo a guardare con gli occhi di Dio le situazioni che ci circondano, il prossimo che come me ha desideri, sogni e ferite, allora impareremo a crescere, non saremo più simili a quei bambini seduti in piazza, saremo pellegrini della vita che sanno piangere con quelli che piangono e gioire con quelli che gioiscono (crf Rm 22,15). “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5).
“Signore,
aiutami ad essere docile
alla tua voce,
aiutami a seguirti.
Tu sei la mia strada,
la mia forza,
fa che ti riconoscano in me,
vedano che il mio grande desiderio
è incontrarti in ogni luogo,
per giungere non più a cercati,
ma ritrovarti in me.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Non piangere
17 Settembre 2024
MARTEDÌ DELLA XXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Grande compassione prende il cuore di Gesù nel vedere lo strazio di una madre vedova, che ora vive anche la morte dell’unico figlio. Quando il dolore sembra inghiottire la vita non solo di chi è morto, ma anche di chi rimane, il Signore si fa accanto e tocca la nostra umanità ferita dal dolore più grande, che è quello della morte.
“Non piangere!”. Dice Gesù alla madre, solo Lui può consolare un dolore dai mille “perché?” E asciugare le lacrime di quel volto; solo Lui può dire al ragazzo “alzati!”, perché se la terra davanti all’immenso dolore tace, Dio fa rifiorire la vita: alzati, svegliati, risorgi, è una nuova creazione.
Gesù si avvicina al ragazzo, allunga la mano, lo tocca, come tocca tutto il dolore del mondo. Non siamo figli di un Dio impassibile, ma di un Dio che soffre per noi e con noi, un Dio che ben conosce la morte di un Figlio unico per ridarci la vita. Proprio il Figlio di Dio salirà sulla croce, prenderà su di sé tutto il nostro male, per darci il suo bene, ci guarirà dalla morte e ci darà vita. Così Gesù restituisce il ragazzo vivente a sua madre, asciuga le lacrime dal suo volto e cura il suo cuore affranto. Dio ha cambiato il pianto in una danza, l’abito di lutto in un vestito di festa (cfr Sl. 30,11).
“Signore,
tu che vedi ogni mia lacrima,
aiutami a fare del dolore
il luogo dove poterti incontrare,
anche se avrei voluto
un luogo diverso.
Eppure è nell’abito del lutto
la partenza per il vestito della festa,
allora, partiamo da qui,
da quel dolore, da quello che sono,
affinché la tua mano mi salvi
e nel mio viso scendano
lacrime di gioia.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Credere
lunedì 16 Settembre 2024
SANTI CORNELIO, PAPA, E CIPRIANO, VESCOVO, MARTIRI – MEMORIA
Credere in Gesù è ricevere vita, dono riversato per tutti dal suo amore, dono ricevuto mediante la fede. Gesù ammira il centurione, perchè neanche in Israele ha trovato una fede cosi grande. La fede non ha colore, razza, posizione sociale, la fede crede sulla parola, infatti Gesù e il centurione non si incontrano, è la parola che viene incontro. La parola crea, agisce, è lei a dare vita, la vita di Cristo risorto.
Per quanto ci possiamo sentire indegni, la parola è un dono che Dio fa a tutti, chiedendo semplicemente di ascoltarla. Non sono i nostri meriti a “guadagnare” l’incontro con il Signore, la sua benevolenza e la sua misericordia; a intercedere per la guarigione del servo malato, è l’amore.
Il centurione viene descritto come un uomo buono, non vanta nulla di sé, è un uomo che sa amare il suo prossimo e crede nella potenza della parola di Gesù: “di’ una parola e il mio servo sarà guarito”.
Il vero miracolo è racchiuso nelle parole di fede del centurione, come una preghiera che gli esce dal cuore per ricevere vita, e così avviene per il suo servo, per lui e per tutti coloro che ascoltano e credono nella parola che salva.
“Signore,
dal profondo del mio cuore
ascolta ogni mio gemito e sussulto.
Fa che da lì
mi accorga della tua presenza
ed allora sarò guarito,
perché non c’è nulla
che possa essere distante
dalla tua mano se tu sei in me.
Guarisci il mio cuore,
rendilo un luogo dove io possa dire:
Dio mi salva.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Tu sei
15 Settembre 2024
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
Comprendere il mistero di Cristo non è cosa da poco anche per chi crede in Lui. Gesù si mette ad insegnare ciò che l’uomo con le sue sole forze non può comprendere, ovvero il segreto di un amore che si consegna agli uomini per essere ucciso. La reazione di Pietro è umanamente comprensibile: Gesù il maestro del suo cuore, il suo amico, e poi il Messia che attendevano, costui doveva fare grandi cose, non morire. Pietro si è fatto una sua idea di Messia e vuole suggerire a Gesù come dovrebbe fare. Gesù lo richiama all’unico movimento che gli permetterà l’intelligenza del suo mistero: “Va’ dietro a me”.
Andare dietro a Gesù è imparare a pensare con la sua logica che riguarda il dono totale di sé: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”.
Il rinnegare se stessi, non vuol dire annullarci, ma rinunciare alle proprie paure per dare spazio alla fiducia in Dio, per non restare bloccati su idee o esperienze che non ci aprono al futuro che ci viene incontro e ci regala il dono di una vita nuova.
Così il portare la croce non si riferisce tanto alla fatica del vivere, quanto alla condizione perché questa fatica risulti fruttuosa.
Seguire Gesù, significa essere partecipi della sua rivelazione d’amore per ciascuno di noi, fino a viverla nel concreto della propria vita, per dare spazio alla stessa dinamica d’amore.
“Signore,
sei l’amore che si fa ferire,
e si pone davanti a me
per proteggerni,
poiché tu sei scudo e baluardo.
Tu sei l’amore che attraversa il tempo, il cui spazio allarga e mi sostiene.
Tu ferito per amore,
se io ti seguirò,
vedrò una luce nuova
quella della tua mano
che sostiene la mia ferita
e la ama perché è parte di me,
e tornerò ad amare anch’io come te,
come te, non c’è altro modo.
L’amore è uno: tu.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Croce