Il meglio di me
23 MARZO 2023
GIOVEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA
Prima lettura: Es 32,7-14
Salmo: Sal 105 (106)
Vangelo: Gv 5,31-47
Molte volte nel testo, viene ripetuta la parola testimonianza. Questa è una categoria fondamentale dell’uomo e della sua cultura, perché ciò che sappiamo e siamo, è solo grazie a qualcuno che prima di noi ce lo ha tramandato.
La testimonianza che ci dà Gesù, riguarda la trasmissione della verità di lui stesso, venuto per farci conoscere il Padre attraverso le opere che compie, perché ogni uomo possa sentirsi oggetto assoluto del suo amore.
La testimonianza dell’amore è sempre la più credibile.
Paolo VI già molti anni fa asseriva che: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni.” Abbiamo bisogno di testimoni, che vivano soprattutto l’amore, che è il contenuto della fede. Abbiamo bisogno di diventare noi stessi testimoni di questo amore, perché è nel dono che possiamo vivere la fede e incontrare il Cristo.
Gesù è venuto per risvegliare in ciascuno l’identità di figlio amato: siamo preziosi ai suoi occhi, degni di stima (cfr. Is 43,4), ci ha fatti come un prodigio (cfr. Sal 138,14). Non c’è nessun motivo per cui temere Dio, Lui perdona, accoglie, comprende. Allora parafrasando le parole di Pietro, adoriamo il Signore, Cristo, nei nostri cuori, pronti sempre a rispondere, a dare testimonianza a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi (cfr. 1 Pt 3,15).
“Signore,
aiutami a credere,
rafforza il mio cuore, quando alla ricerca di un segno
non vedo nulla.
Fammi attento ai tanti testimoni che metti nel mio cammino,
segno prezioso della Tua venuta,
segno che non mi lasci solo
e rendimi a mia, volta capace di rinfrancare un cuore affaticato,
non per restituirti qualcosa,
ma per imparare a donare
quello che ho scoperto,
essere il meglio di me: Tu.”
(Shekinaheart Eremo del cuore)
“Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco”
22 MARZO 2023
MERCOLEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Is 49,8-15
Salmo: Sal 144 (145)
Vangelo: Gv 5,17-30
“Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco”. Queste sono le prime parole che Gesù pronuncia nel Vangelo di oggi: Padre e Figlio agiscono ora, in contemporanea e sempre. Dio non può rimanere inerme, persino le leggi della natura perderebbero il proprio ordine. Dio è il creatore che è costantemente al lavoro.
Nella tradizione rabbinica, si affermava che solo Dio era dispensato dal riposo del sabato. Quando Gesù opera in giorno di sabato è perché egli, che è Figlio di Dio, è in relazione col Padre e ne segue l’agire, può operare sempre.
Ogni atto che Gesù compie è sempre per donare vita e libertà interiore all’uomo, non per trasgredire il sabato, ma realizzarlo in pienezza secondo la volontà del Padre.
Dio, per ogni uomo, ha sempre una volontà di vita e di risurrezione. Il suo soffio d’amore entra e fa fiorire le radici di ogni essere umano, perché diventi come Lui donatore di vita.
Credere in Dio e in Gesù suo Figlio che Egli ha mandato, è aprirsi ad una meraviglia sempre nuova che non giudica per distruggere, ma per far rinascere. Il cuore della fede è credere che l’opera di Dio è Gesù: volto alto e luminoso dell’umano, libero come nessun altro, che ti invita a diventare il meglio di ciò che puoi. Nessuna minaccia in Lui, ma solo due braccia aperte che dalla croce custodiscono tutto ciò che fa male alla vita e insegnano perdono e misericordia per tutti.
“Dalla croce Signore,
tendimi la tua mano,
guarda il mio cuore e sollevami Tu,
in alto, accanto a Te,
crocifissi, perché la vita è anche questo,
ma con Te, l’amore è divenuto vita
capace di guarire ogni dolore.
Fa che accanto a Te,
ciascuno abbia la tua forza
e creda che mai nessuno da Te è dimenticato,
poiché è per questo che hai disteso le Tue braccia.”
(Shekinaheart Eremo del cuore)
Vuoi guarire?
21 MARZO 2023
MARTEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI QUARESIMA
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Ez 47,1-9.12
Salmo: Sal 45 (46)
Vangelo: Gv 5,1-16
Nel brano del Vangelo di oggi, troviamo Gesù che si avvicina ad un infermo e gli domanda: “Vuoi guarire?” Ogni malato vuole guarire e ancora di più quest’uomo, che era infermo da ben trentotto anni e che non riusciva mai a raggiungere quell’acqua nel momento in cui poteva dargli la vita, infatti risponde a Gesù: “Non ho nessuno che mi immerga nella piscina”. Quell’uomo ha perso ogni riferimento, ogni speranza.
Gesù prende l’iniziativa perché conosce il vecchio, sa che non ha ormai più né dignità, né forza di volontà, è un uomo alienato, il più povero dei poveri, così gli dice: ‘Alzati’, risorgi, tirati su, muoviti, fidati di me che sono venuto a cercarti, abbandona tutto quello che ti sta intrappolando, fai un salto. Cammina! Non più infermo, il tuo orizzonte sia la strada e non questa povera piscina!
Gesù infrange, ancora una volta, la legge del sabato, perché è una legge di morte. Lui invece dove passa dona vita, la sua acqua ristora, rigenera, lava e purifica, toglie il peccato che genera la morte del cuore e restituisce la dignità ad ogni uomo rendendolo sano e Libero.
“Non peccare più” dice Gesù all’uomo ormai guarito. Continua ad avere fede in me, ad immergerti nella mia acqua di perdono e di misericordia.
“Signore,
aiutami ad immergermi nel tuo amore,
così che la mia malattia ed il mio peccato
non siano più quello che credo io: segno di distacco,
ma quello che sono veramente: luogo dove poter toccare il tuo amore.
Diventi uomo, ti fai pane spezzato,
sei l’acqua che lava ogni macchia in me
e di questo ti rendo grazie.
Il mio cuore si commuove,
perché è in Te la mia speranza,
in quell’amore che scioglie la mia paralisi,
così da potermi muovere verso di Te
per dirti grazie e starti accanto.”
(Shekinaheart Eremo del cuore)
Giuseppe, non temere
LUNEDÌ 20 MARZO 2023
SAN GIUSEPPE, SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA – SOLENNITÀ
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: 2Sam 7, 4-5a.12-14a.16
Salmo: Sal 88 (89)
Seconda lettura: Rm 4,13.16-18.22
Vangelo: Mt 1, 16.18-21.24a oppure Lc 2,41-51a
La liturgia ci fa celebrare oggi la solennità di S. Giuseppe. Vengono proposti due Vangeli a scelta, noi ci soffermiamo a meditare il primo dell’evangelista Matteo.
Ancora una volta, come è avvenuto in passato per Abramo, padre nella fede, per Maria la futura sposa di Giuseppe e madre di Gesù, anche a Giuseppe Dio dice: “Non temere”. Quanti sono chiamati da Dio vengono sempre rassicurati dalla sua Parola, per avere la forza di aderire a Lui e compiere il suo disegno.
Giuseppe è un uomo giusto e retto, che davanti ad un mistero cerca una soluzione, per non esporre alle offese la donna che ama. Qui Dio interviene perche il suo disegno di salvezza possa compiersi. Giuseppe ascolta e si fida di quella Parola: “non temere”, cosi concretizza quanto gli è stato detto, comincia ad agire nella fede, spinto non più dalle sue paure, ma dal suo desiderio di continuare ad amare Maria; l’accoglie con un bambino che non ha generato lui secondo una legge naturale, ma a cui darà tutto l’amore del suo cuore.
Giuseppe ha dato realtà al “sogno di Dio” per tutta l’umanità crescendo suo figlio: è diventato padre di Gesù. Generare un figlio è facile, ma essergli padre, amarlo, farlo crescere e farlo felice, non è cosa da poco, poiché genitori si diventa nel corso di tutta la vita.
La grandezza di Giuseppe è stata proprio quella di accogliere ed amare qualcuno più di se stesso, non perché lui fosse stato il più bravo, ma perché ha compreso che ogni evento d’amore è sempre guidato dal cielo.
Nella festa di S. Giuseppe vogliamo affidare a lui tutti i papà della terra, perché custodiscano e amino la loro famiglia, e pregare per quelli che sono gia in cielo. Mettiamo nelle mani di Dio ogni papà, affinché Lui nella sua Misericordia perdoni le loro mancanze, se vi sono state, ed eleviamo a Dio il nostro grazie per quei doni che lungo la vita ci hanno fatto, perché ogni gesto di amore non è mai vano e va benedetto.
“Signore,
ho paura di cadere,
ma a tentoni continuo a camminare,
Tu come un padre guardami
e se cado sollevami.
Aiutami a crescere, a non perdermi,
cosi che guardando a Te
possa anch’io guardare, custodire ed amare
quelli che mi metti accanto
e donare a loro la Tua forza, la mia vita”.
(Shekinaheart Eremo del cuore)
Come il cieco
19 MARZO 2023
IV DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: 1Sam 16,1b.4.6-7.10-13
Salmo: Sal 22 (23)
Seconda lettura: Ef 5,8-14
Vangelo: Gv 9,1-41
Il brano del cieco guarito, (nella forma intera Gv 9,1-41) termina con l’osservazione di Gesù ai farisei: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane”.
Il cuore rimane cieco quando riconosce per valide solo le sue ragioni, se invece riconosce la sua cecità, torna luminoso per la luce del Signore.
Gesù infatti dice: “Io sono la luce del mondo”. Questa non è semplicemente la luce fisica che deriva dal sole, è la luce della santità di Dio, splendore del suo amore per noi. È la luce che illumina ogni uomo e gli fa cogliere il mondo dentro lo sguardo di Dio. È la luce che Gesù ha fatto risplendere liberando gli uomini dal peccato, perché la luce è la vita degli uomini.
Il cieco ritorna alla luce, i suoi occhi impastati di fango vedono una nuova creazione. Tutti vogliono sapere come è accaduto, e forse impadronirsi di quel segreto di luce indispensabile alla vita che ancora non hanno, perché il loro cuore non comprende.
Chiediamo al Signore di essere liberati dalla nostra cecità, per diventare uomini che danno gloria a Dio con la luce negli occhi e nel cuore, e per riconoscere e confessare la nostra fede in Lui, come ha fatto il cieco, esclamando: “Credo, Signore!”.
“Signore,
possa vedere con i tuoi occhi questo mondo e me stesso,
rendimi capace di guardare con il cuore
così che mi accorga del Tuo amore
e di quanto Tu sia venuto anche per me.
A volte anch’io sono come cieco,
non vedo la Tua luce e mi fermo nell’attesa di Te,
senza accorgermi che Tu sei già qui.
Tocca il mio cuore, affinché la Tua luce mi liberi dalla cecità
ed io torni a vedere per camminare con Te,
sicuro che tutto ciò che ancora non vedrò,
Tu lo hai già visto”.
(Shekinaheart Eremo del cuore)
A volte pubblicano, altre fariseo
18 MARZO 2023
SABATO DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Os 6,1-6
Salmo: Sal 50 (51)
Vangelo: Lc 18,9-14
Due personaggi abbastanza noti quelli che troviamo nel Vangelo di oggi: il fariseo e il pubblicano che salgono al tempio a pregare.
Il primo, si pone davanti al Signore ed esalta la sua presunzione di giustizia. Il secondo, rimane a distanza e chiede pietà della sua condizione di povero peccatore.
Il Signore ascolta la preghiera di tutti i suoi figli. Chi si crede giusto additando la miseria degli altri e non riesce a passare dall'”io” al “Tu” che è Dio, in quanto sazio di se stesso. Costui al termine della sua preghiera non ha fatto altro che generare tristezza ed accumulare un altro peccato.
Quanti invece invocano pietà, entrano in quel vento di perdono che Dio vuole soffiare nel cuore di ciascuno.
Dio attende tutti, non vede l’ora di donare la sua misericordia, la sua tenerezza vuole espandersi in ogni creatura, affinché l’umanità intera la possa sperimentare.
Dove troviamo un altro Dio così, che fa festa per chi è peccatore, per chi riconosce di aver sbagliato, per chi si sente inadeguato.
Andiamo a Lui, non temiamolo, perché la sua debolezza, che è la sua unica onnipotenza, è il suo immenso amore per noi.
Non facciamo che la nostra preghiera ci separi da Dio, apriamogli il cuore preghiamo a cuore aperto, Lui ci ascolta. La preghiera del cuore infatti, consiste nel metterci il cuore quando preghiamo e il cuore della preghiera, non è altro che l’amore.
“Signore,
dinanzi a Te affido me stesso,
a volte pubblicano, altre fariseo,
alla ricerca dei primi posti o percuotendomi il petto,
ma in qualsiasi posto io sia,
Tu sei li,
pronto a rinnovarmi.
Fa che il mio posto d’ora in poi sia Tu,
cosi ch’ io possa purificare il cuore
per amare in modo sincero,
per vivere dell’amore che hai per me,
affinché dove sei Tu ci sia anch’io, per sempre”.
(Shekinaheart Eremo del cuore)
Amerai
17 MARZO 2023
VENERDÌ DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Os 14,2-10
Salmo: Sal 80 (81)
Vangelo: Mc 12,28b-34
Nel Vangelo di oggi ci colpisce subito una parola: “amerai”. Sì, “amerai Il Signore Dio tuo”. Ma questo è un verbo al futuro, eppure, il Signore molti di noi lo stanno già amando da tanto tempo. L’amore non è statico, è un programma vivo per il futuro della nostra vita.
Dio chiede di essere ascoltato ed amato con tutto il cuore, con tutta la tua forza, le tue energie, con anche tutto quello che puoi fare e non fare, con i tuoi dubbi e le tue fatiche, ma non dimenticarti mai, che Egli è follemente innamorato di te e per un tuo piccolo gesto di amore, rifarebbe il mondo. Santa Teresa d’Avila in una visione riceve questa confidenza dal Signore: “Per un tuo ti amo rifarei di nuovo l’universo”.
Il nostro Dio è un Dio al futuro, per questo si getta alle spalle tutti i nostri peccati, i nostri errori, perché Lui guarda sempre alla possibilità di amare di nuovo.
Il passaggio della Pasqua, ci porta a guardare proprio alla novità di vita: Cristo risplenderà vivo, tutta la natura si risveglia, fiorisce e germoglia, la bellezza dell’amore di Dio ci avvolge e si comunica.
Il cammino di fede parte sempre dalla scoperta di sentirsi amati e prosegue amando. Nelle nostre giornate gettiamo un pensiero di amore al Signore, semplicemente così: “Signore, ti amo”. Parole che possono diventare roccia della nostra vita, come lo sono state per il grande Benedetto XVI, che al momento di lasciare questa terra ha pregato cosi il Dio della vita, il Dio eterno che ama già il nostro futuro.
“Signore,
aiutami ad amare
nella maniera piu tenera che il cuore possa fare.
Aiutami ad amare nella concretezza
così che ogni mio gesto,
risplenda di quell’amore che Tu mi hai donato.
Insegnami ad amare come hai fatto Tu,
cosi che in quell’ “amerai il Signore Dio tuo”,
ci sia tutto il mio passato,
il mio presente, il mio futuro,
che grazie al Tuo amore,
ora mi ha condotto qui”.
(Shekinaheart Eremo del cuore)
Dito della mano di Dio
16 MARZO 2023
GIOVEDÌ DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Ger 7,23-28
Salmo: Sal 94 (95)
Vangelo: Lc 11,14-23
Un Vangelo difficile quello di oggi, dove la lotta tra il bene e il male è nata con l’uomo e continua ancora adesso.
Al tempo di Gesù, come ora, la natura della domanda che tutti In fondo si fanno è: da dove vengono le azioni con le conseguenze di bene o di male?
Nel testo letto, la discussione è generata per provocare Gesù, cosi gli interlocutori mettono in causa Beelzebùl, ma per calarlo nella nostra realtà semplice e quotidiana, senza evocare questi “spiriti negativi”, ciascuno di noi è chiamato a chiedersi, perché fa parte di un agire responsabile: cosa muove le proprie azioni?
Gesù dirà che le sue opere, hanno origine dal dito della mano di Dio. Viene qui in mente parte della preghiera del Veni Creator, dove dice:
“Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.
Sii luce all’intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male. […]”
È lo Spirito Santo, l’amore di Dio, quel dito parte di una mano che ci custodirá sempre, sia se facciamo il bene, sia se facciamo il male. Noi non siamo in grado di giudicare nulla, poiché tutti abbiamo qualcosa da rimproverare al nostro cuore.
Allora dobbamo impegnarci a fare tutto il bene possibile, ed affidare a Dio il nostro male, affinché quel dito che ama e crea, ricrei ancora una volta in noi l’opera sua, cosi che possiamo rimanere in Lui e apprendere l’essere custoditi dal suo amore.
Il compimento della legge