Il pubblicano

 il pubblicano

09 MARZO 2024

SABATO DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA

La parabola di oggi, ci svela la condizione che deve avere la nostra preghiera, il frutto che ne deriva.

Il fariseo nella sua preghiera, esibisce la sua idea di giustizia: ciò che fa lui per Dio. Inoltre, in quel percepirsi giusto, mostra il disprezzo dell’altro. Quando un uomo si loda della propria giustizia, significa che non considera quella di Dio. Il fariseo nel suo agire compie precetti della legge, ma il suo cuore è lontano da Dio, non riconosce che la salvezza è puro dono riversato per tutti.

Più un uomo loda se stesso, minore sarà l’immagine di Dio che coltiverà in sé; più un uomo si allontana dagli altri, sempre meno conoscerà la dolcezza che viene dalla salvezza di Dio, perché Egli è Padre di tutti.

Il pubblicano, invece, “tornò a casa sua giustificato”, ovvero, rivestito di quel dono di salvezza che il Padre non vede l’ora di riversare nel cuore di chi gli chiede umilmente pietà. Il pubblicano viene perdonato perché si apre alla misericordia, a questa staordimaria debolezza di Dio, dove quanti gli chiedono pietà, entrano dritti nel suo cuore. Qui c’è la sostanza della vera preghiera, la radice di una gioia nuova, capace di cercare la comunione con Dio, di vivere la comunione con noi stessi e con i fratelli in Cristo Gesù, così da ritornare a essere luminosi in umanità e splendenti della misericordia del Padre.

“Come il pubblicano,

grido a Te Signore: “pietà”.

Pietà di me, perdonami,

perché questo cuore ha sbagliato,

ha amato in modo sbagliato Te, gli altri e me stesso.

Come il pubblicano,

spero in una risposta che sia forte,

così da sentirla fino all’ultimo banco.

Come il pubblicano,

mi batto il petto,

quasi a risvegliare il mio cuore,

così che si accorga che sono dinanzi a Te.

E Tu, mio Dio, perdonami,

scendi fino in fondo in me

e perdona anche per me,

il fariseo che c’è in me”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

A volte pubblicano, altre fariseo

a volte pubblicano, altre fariseo

 

18 MARZO 2023

SABATO DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Os 6,1-6

Salmo: Sal 50 (51)

Vangelo: Lc 18,9-14

Due personaggi abbastanza noti quelli che troviamo nel Vangelo di oggi: il fariseo e il pubblicano che salgono al tempio a pregare.

Il primo, si pone davanti al Signore ed esalta la sua presunzione di giustizia. Il secondo, rimane a distanza e chiede pietà della sua condizione di povero peccatore.

Il Signore ascolta la preghiera di tutti i suoi figli. Chi si crede giusto additando la miseria degli altri e non riesce a passare dall'”io” al “Tu” che è Dio, in quanto sazio di se stesso. Costui al termine della sua preghiera non ha fatto altro che generare tristezza ed accumulare un altro peccato.

Quanti invece invocano pietà, entrano in quel vento di perdono che Dio vuole soffiare nel cuore di ciascuno.

Dio attende tutti, non vede l’ora di donare la sua misericordia, la sua tenerezza vuole espandersi in ogni creatura, affinché l’umanità intera la possa sperimentare.

Dove troviamo un altro Dio così, che fa festa per chi è peccatore, per chi riconosce di aver sbagliato, per chi si sente inadeguato.

Andiamo a Lui, non temiamolo, perché la sua debolezza, che è la sua unica onnipotenza, è il suo immenso amore per noi.

Non facciamo che la nostra preghiera ci separi da Dio, apriamogli il cuore preghiamo a cuore aperto, Lui ci ascolta. La preghiera del cuore infatti, consiste nel metterci il cuore quando preghiamo e il cuore della preghiera, non è altro che l’amore.

“Signore,

dinanzi a Te affido me stesso,

a volte pubblicano, altre fariseo,

alla ricerca dei primi posti o percuotendomi il petto,

ma in qualsiasi posto io sia,

Tu sei li,

pronto a rinnovarmi.

Fa che il mio posto d’ora in poi sia Tu,

cosi ch’ io possa purificare il cuore

per amare in modo sincero,

per vivere dell’amore che hai per me,

affinché dove sei Tu ci sia anch’io, per sempre”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)