Tempesta

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23 GIUGNO 2024

XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Gesù comanda al vento e al mare, e questi gli obbediscono, tuttavia questa non è la manifestazione che il Signore vuole farci vedere, Egli desidera portare i suoi discepoli ad una conoscenza più profonda di Lui. Ecco che davanti alla potenza di questa parola, i discepoli si domandano: “Chi è dunque costui?”. Egli è Colui che ci porta all’altra riva, ci fa compiere un passaggio, ci fa attraversare la vita con le sue tempeste, ci toglie la paura della vita che è quella di perderla, ovvero la morte.

Il Signore infatti, non lascia che la nostra vita si perda. Così preghiamo nel Salmo 16: “Perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra” (v 10-11). Rimanere accanto a Gesù è fidarci di Lui, metterci nelle sue braccia, lasciarci conquistare completamente, non solo una semplice credenza.

La fede è percezione di compagnia quale alleanza. E anche se questo non elimina la paura, che ogni essere umano prova di fronte al male e alla morte, la compagnia del proprio Signore diventa il sostegno in ogni momento, in ogni tempesta e nella bonaccia, per sempre.

“Signore,

sveglia il mio cuore

dal torpore di una tempesta,

che non mi fa credere.

Sveglia in me la sete di Te,

sveglia le ginocchia vacillanti

che ti gridano: non ti importa di noi?

Svegliami, così che veda Te

sostenere la mia barca,

respirare la mia aria e ti benedica, perché è questo ciò che meriti:

benedire la Tua presenza,

stare con Te nella tempesta.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

“Questi è colui che mi ama”

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08 MAGGIO 2023

LUNEDÌ DELLA V SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura:At 14,5-18

Salmo: Sal 113 B (115)

Vangelo: Gv 14,21-26

Gesù nel Vangelo di oggi, ci ribadisce una cosa abbastanza ovvia, ma necessaria da comprendere per il nostro cammino: “chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama”. Si, perché non ascoltiamo o obbediamo a qualcuno che in verità non amiamo.

La fiducia e l’obbedienza, passano da un cuore che vede nell’altro che ci guida una via di bene, toccano nel profondo noi stessi e ci mettono nella disposizione di ascoltare quel qualcuno per cui il nostro cuore prova qualcosa: stima, affetto, amore.

La domanda implicita è: amiamo il Signore? Egli è parte del nostro cuore?

Non bisogna aver una particolare vocazione per amare Dio, poiché ciascuno in ogni sua forma, mediante il dono del Suo amore riversato nel nostro cuore, è reso capace e chiamato ad amarlo. Perché? Per essere semplicemente noi stessi, perché ascoltando e vivendo i comandamenti li ritroveremo già in noi, intessuti nel nostro cuore; e non è un caso che l’unico comandamento che Gesù ci dona è quello dell’amore.

Allora, chiediamo a Gesù di renderci consapevoli di questo amore, di essere capaci di renderlo attuale nella nostra vita di tutti i giorni, dove l’amore prende forma, si dona, e risana tutte quelle parti in noi di non amore, che hanno bisogno di quel paraclito che il Padre manderà, per insegnare e ricordare e dire a noi stessi, quanto è grande l’amore di Dio nel cuore mio.

“Signore,

insegnami a riconoscere

quanto è grande il Tuo amore,

ed a farne memoria, quando nello scorrere del tempo

ne avrò bisogno.

Come in un abbraccio, che a Te, o Padre, desidero dare,

possa sentire il Tuo amore avvolgere il mio cuore,

così che ricominci a battere non per inerzia,

ma poiché è vivo,

vivo perché amato, vivo perché ama,

vivo con Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)