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Eventi Letterari – Incontri con l’autore Alessandro Febo

AUTORE ALESSANDRO FEBO
AUTORE ALESSANDRO FEBO

L’avv. Adalgisa Ranucci, sceneggiatrice e appassionata di romanzi, ha intervistato l’autore Alessandro Febo, cercando di scoprire gli aspetti più profondi che lo hanno ispirato a scrivere “La solitudine del mare”.

AR: Quando hai capito per la prima volta che volevi essere uno scrittore?

AF: Non mi ritengo uno scrittore ma un creativo, un artista;

AR: Quanto tempo hai impiegato per scrivere il tuo romanzo “La solitudine del mare”?

AF: Tre mesi e mezzo, poi l’ho rivisitato nel tempo;

AR: Come hai selezionato i nomi dei tuoi personaggi?

AF: Sono persone che ho incontrato nel corso della mia vita, insomma personaggi reali, che hanno suscitato in me forti emozioni;

AR: Qual è la cosa più difficile nel descrivere i personaggi di sesso opposto?

AF: Entrare negli stati d’animo del genere femminile, un mondo misterioso e allo stesso tempo fantastico;

AR: In questo libro nascondi segreti che solo poche persone capiranno?

AF: Qualcosa c’è però non posso svelarlo, lasciamo un po’ di mistero, certamente è più facile per chi mi conosce sapere a cosa mi riferisco;

AR: Leggi le recensioni del tuo libro?

AF: Qualche volta, il giudizio è sempre soggettivo, mi piacerebbe avere un giudizio obiettivo, ognuno può esprimere la propria opinione, ho sempre accettato anche le critiche ma solo quelle costruttive;

AR: Che cosa hai modificato in questo libro rispetto alla prima bozza che hai scritto?

AF: Avevo iniziato a scrivere scene molto passionali ma poi l’ho reso fruibile a diversi target di età;

AR: Se dovessi fare qualcosa di diverso da bambino o adolescente per diventare uno scrittore migliore da adulto, cosa faresti?

AF: Con molta umiltà reputo che il mio percorso sia stato quello giusto, rispecchia molto me stesso e le mie molte esperienze di vita vissuta. Sin da bambino avevo la passione per i film, ho iniziato come sceneggiatore poi come attore e scrittore e ora mi occupo anche di regia;

AR: La tua famiglia sostiene la tua carriera di scrittore?

AF: In realtà la mia famiglia ha sempre voluto che facessi altro nella vita, vedevano per me un futuro da medico o da avvocato come mio padre, forse perché ritenevano il mondo del cinema come qualcosa di astratto, di effimero, ma adesso vedendo il mio lavoro si sono ricreduti;

AR: Qual è il libro preferito della tua adolescenza?

AF: “I Malavoglia”, potrei definire il mio romanzo e lo dico con molta umiltà, come i malavoglia dei giorni nostri;

AR: Qual è stata la tua scena più difficile da scrivere?

AF: La più difficile? Diciamo che sono un paio. Sicuramente il rapporto amoroso tra due donne, ma soprattutto la parte in cui il protagonista cerca di far comprendere ai vari personaggi femminili il significato che ha lui dell’amore, che è esattamente come lo penso io;

AR: Cosa viene prima la trama o i personaggi?

AF: Hanno preso forma insieme, sono sbocciati da soli, non ho fatto sforzi per farli nascere, tutto per me è stato così naturale come se io l’avessi vissuta questa storia;

AR: In una giornata tipo, quanto tempo dedichi alla scrittura?

AF: Ogni giorno dedico qualche ora alla stesura di sceneggiature teatrali, commedie, romanzi, opere cinematografiche, non c’è una parte della giornata in particolare, ma quando sono ispirato mi assento e scrivo. Ho molti progetti in essere;

AT: Cosa significa per te il successo?

AF: Il successo è il raggiungimento dei miei obiettivi. È tale raggungimento che mi dà gratificazione, è il poter suscitare delle emozioni nelle persone attraverso le mie storie e i miei personaggi, la mia speranza e maggiore gratificazione è sicuramente che le mie creazioni possano arrivare al cuore delle persone con un messaggio di positività;

AR: Uno dei personaggi principali occupa un posto speciale nel tuo cuore? In tal caso, perché?

AF: Cosa dire, sicuramente zio Vincenzo perché è un punto di riferimento, è una persona importante, un uomo colto, intelligente, molto attento nella scelte e nelle decisioni che assume, cosa che emerge in modo lampante nel romanzo;

AR: Cosa speri che i tuoi lettori traggano da questo libro?

AF: La forza, quella che deve emergere nei momenti difficili e bui della vita, quella che ti dà quello scossone per arrivare ad una svolta;

AR: Quale è il significato del titolo?

AF: Tutti i personaggi sono soli ma, proprio attraverso il mare, ognuno di noi proietta le proprie emozioni, il mare le ascolta e le restituisce a tutti trasmettendo quella carica necessaria per affrontare le situazioni che la vita ogni giorno ci impone di affrontare. Anche la famiglia di Antonio è unita, però ognuno di fatto nella vita è solo ad affrontare i propri problemi e a fare le proprie scelte;

AR: Scrivi ascoltando musica? In tal caso quale musica ha ispirato o accompagnato questo libro?

AF: Si ascolto musica, in particolare musica classica, i musicisti che prediligo sono Beethoven, Mozart, Chopin, in alcuni casi anche brani musicali della mia infanzia che hanno caratterizzato alcuni momenti della mia vita mi riferisco a cantautori italiani, colonne sonore di film del passato;

AR: Se il tuo libro fosse trasformato in un film, a quale attore famoso faresti recitare il ruolo del protagonista?

AF: Non ho dubbi, Denzel Washington;

AR: Stai lavorando a qualcosa di nuovo che vorresti condividere con i tuoi lettori?

AF: Si, sto lavorando sulla sceneggiatura del mio romanzo e sto scrivendo un romanzo sul genere di guerra. Sono impegnato anche nella presentazione del romanzo “La solitudine del mare” in diverse città italiane. Il prossimo appuntamento si terrà il 24 agosto a Pescara.

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Fat Phobia – Fobia del grasso

La perdita di peso è sempre considerata positiva, indipendentemente dal modo in cui è stata raggiunta. La frase “Hai perso peso!” sembra innocua, ma in realtà crea un senso spiacevole che le persone stiano sorvegliando e giudicando il tuo corpo.

Stabilisci una regola per non usare un linguaggio che si concentra sul peso tuo o degli altri. Non abbiamo idea di cosa stia attraversando qualcuno, che si tratti di vergogna o di guarire da un disturbo alimentare. Quando smettiamo completamente di utilizzare questo tipo di linguaggio, creiamo un ambiente in cui persone di ogni dimensione possano convivere senza un senso di sorveglianza del peso.

Molte persone grasse hanno ansia riguardo ai posti a sedere nei ristoranti. Ci saranno posti dove è stato fissato lo spazio tra il tavolo e il sedile? Le sedie saranno piccole e metalliche? Questa ansia porta molte persone grasse a rinunciare alle situazioni sociali da pranzo.

La dimensione restrittiva dei posti a sedere – e questo vale anche per le scrivanie nelle aule scolastiche – è un esempio di ciò che viene chiamata fatfobia strutturale. Non è una persona che ferisce direttamente un’altra persona. È ciò che accade quando creiamo strutture basate su presunzioni su quali corpi appartengono a quali luoghi.

Se vai a cena con un amico grasso, controlla le immagini dell’interno del ristorante per assicurarti che ci siano sedie robuste senza braccioli e tavoli e sedie non fisse.

Nella società contemporanea, la nostra scelta del partner è fortemente influenzata dalle aspettative e dagli ideali sociali. Se vivessimo in Mauritania, ad esempio, dove il grasso è l’ideale per la bellezza, non avremmo difficoltà a trovare una razionalizzazione “biologica” per quell’attrazione. Ci viene insegnato chi è bello e come ottenere spunti sociali su chi evitare di scegliere come partner.

È utile ricordare che la nostra prima reazione ad un’altra persona è spesso il risultato di come siamo stati addestrati, socialmente, a reagire. Possiamo prenderci un momento per chiederci se prendere decisioni romantiche in questo modo ci porti ciò che vogliamo veramente. Hai scoperto che nel romanticismo vuoi davvero un senso di sicurezza e valori condivisi? Ma non siamo addestrati a cercare quelle qualità. Siamo addestrati a cercare persone che aderiscano a standard unidimensionali e culturalmente stabiliti. L’attrazione è straordinariamente complessa e ci manca quando la sperimentiamo solo lungo un asse: come qualcuno si adegua agli standard di bellezza.

Chi è affetto da fatfobia evita i trasporti pubblici poiché la maggior parte dei casi di odio palese nei confronti delle persone pingui si verificano proprio nei mezzi pubblici. E dunque evitano i momenti di maggiore affluenza sul treno (ore di pendolarismo e quando gli adolescenti escono da scuola, i quali si divertono a fare selfie ai pingui, deridendoli).

Altra problematica dei pingui sono le taglie dei vestiti professionali e quelli da cerimonia.

Un attivista grasso una volta disse che l’abbigliamento era l’alfabeto che usavano per esprimersi – e le persone grasse hanno meno lettere. Quando i pingui si candidano per un lavoro, è impossibile trovare abiti professionali ben fatti che piacciano loro. Questo riduce la loro fiducia. Mentre per chi si accinge al matrimonio è talmente tanta la difficoltà a trovare un vestito della propria over-size, che questa situazione porta loro a chiedersi se meritano di essere una sposa/o. Abiti da lavoro, smoking e abiti da sposa sono più difficili da trovare in taglie più grandi. Questo invia un messaggio su chi può partecipare a importanti momenti culturali e chi appartiene al mondo degli affari.

Al di là dell’abbigliamento formale, la moda crea altri problemi. Le persone magre e le persone grasse possono indossare lo stesso capo di abbigliamento e essere percepite in modo diverso. Si presume che una persona magre che indossa i pantaloni da yoga si diriga verso la palestra, mentre una persona grassa potrebbe essere percepita come sciatta. Una persona magra in una canottiera non è degna di nota; una persona grassa in una canottiera è scandalosa o coraggiosa. In un articolo Allure del 2017, la modella plus size Ashley Graham ha dichiarato di essere stanca di essere chiamata coraggiosa per indossare un costume da bagno. Nel 2016, una donna della Florida chiamata Kelley Markland è tornata a casa con una nota di uno sconosciuto che dichiarava: “Le donne che pesano 300 sterline non dovrebbero indossare pantaloni da yoga”.

La paura di essere visti in pubblico con persone grasse.

Molte persone, grasse e magre, evitano di essere amici o evitano incontri con persone grasse per paura di critiche pubbliche.

La rivista Appetite ha pubblicato il “fat suit study” nel 2014. Questo ha coinvolto un attore professionista che usciva in pubblico in diverse occasioni, con e senza un fat suit, e si serviva sia una piccola quantità di pasta e una grande quantità di insalata o un grande quantità di pasta e una piccola quantità di insalata. Si è constatato che i partecipanti servivano e mangiavano una quantità maggiore di pasta quando egli era in fat suit rispetto a quando non lo era, ed è stato quindi ipotizzato che essere vicino a una persona grassa induca le persone a mangiare di più. Questo tipo di inchiesta legittima il senso che la vicinanza al grasso porta la minaccia della contaminazione.

È una sfortunata realtà che ci viene insegnato ad evitare di essere visti con persone che differiscono dalla norma – sia a causa delle dimensioni del corpo, del genere, della disabilità o persino della moda.

I consigli di perdita di peso non richiesti fanno sentire alienati i pingui. Esempio un estraneo che si avvicina ad un pingue e gli dice di evitare il maiale in modo da poter ridurre il suo peso. Questo comportamento è sconvolgente per i pingui anche se deriva da persone ben intenzionate.

Ed infine sussiste la discriminazione medica.

Spesso i medici si rifiutano di trattare correttamente le persone grasse, insistendo sul fatto che se perdono peso il problema, qualunque esso sia, andrà semplicemente via.

Fat Phobia – Fobia del grasso


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NOTAIO MASSIMO D’AMBROSIO, IL CELEBRE NOTAIO PIÙ CLICCATO DEL WEB!

NOTAIO MASSIMO D’AMBROSIO, IL CELEBRE NOTAIO PIÙ CLICCATO DEL WEB!

Davvero una novità nel panorama notarile Italiano! Siamo abituati a pensare alla figura del notaio come un personaggio anziano, schivo, riservato, inavvicinabile, la cui consulenza, anche per una semplice breve opinione, è costosissima. Il notaio Massimo d’Ambrosio, che non è l’ultimo arrivato perché vanta degli importantissimi successi professionali anche quale docente universitario e magistrato ordinario, collaboratore, tra l’altro, all’epoca, del Giudice Giovanni Falcone, ha deciso di spendere il suo tempo e le sue energie per avvicinarsi alla gente, grazie anche all’incredibile novità che oggi la tecnologia ci offre, e cioè internet e i social. Sul suo blog https://mioblog.notaiopescaradambrosio.it ha pubblicato più di 450 articoli originali scritti da lui stesso e inseriti da lui stesso personalmente sul sito per rispondere a tutti i quesiti che il cittadino normalmente rappresenta al notaio per le sue questioni giuridico-notarili. Blog che è in continua evoluzione al ritmo di due articoli a settimana.
Ma non è finita, perché questa sua pluriventennale esperienza il notaio Massimo d’Ambrosio l’ha portata anche sui social. Sul suo canale Youtube dove ha pubblicato ormai più di 100 video (https://www.youtube.com/user/notaiopescara?sub_confirmation=1)
sulla sua pagina Facebook (https://www.facebook.com/notaiomassimodambrosiopescara/)
su Twitter (https://twitter.com/NotaioDAMBROSIO)
e su Linkedin (https://www.linkedin.com/in/massimo-d-ambrosio-11442885/), senza contare Instagram (https://www.instagram.com/NotaiomassimodAmbrosio/).
L’essere stato il primo ad aver solcato i mari della rete, ma anche per la completezza e l’enorme varietà di informazioni che fornisce, tutte esattamente affidabili, che diversificano la sua produzione da quella di tanti scrittori malamente improvvisati gli ha assicurato immediatamente un grande risalto nel pubblico. Il suo blog ha 4.000 letture al giorno e ha totalizzato, nei quattro anni di apertura, ben 3.500.000 visite, e gli altri social non sono da meno, fino a giungere addirittura ad Instagram con 14.000 followers.
Su Youtube troverete un video che spiega come presentare i quesiti al notaio Massimo d’Ambrosio e addirittura un tutorial per poter correttamente inserire i quesiti sul suo blog!


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