sinestesie

di stelle morte


L’occhio del signor Palomar, quello di calviniana memoria, seguiva la luna con studiato disincanto. Perché, a differenza di quanto accade a molti, non la vedeva come un approdo né aspirava a piegarne la distanza come fece Astolfo quando andò a riprendere il senno di Orlando. Ecco, rivedendo vecchie cose mi accorgo di non essere cambiata: somiglio ancora a Palomar per la propensione all’osservazione empirica della luna. Ma se guardo le stelle tutto cambia: consapevole che il loro brillio appartiene a corpi celesti ormai morti, le stesse si offrono da compendio per rotte risalenti ai cieli dell’infanzia. E dicono dello struggimento di un’assenza. Da troppo tempo, ormai.