gerani e poesie

Il mio amico F. detesta cordialmente la poesia, a meno che non intraveda tra gli “a capo” una prosa sotto mentite spoglie. Certa di poter arginare la sua diffidenza, se fosse qui gli chiederei: e di questa poesia di Scarabicchi che ne pensi? ti spaventa al pari delle altre o t’appare per quello che è, ovvero un domandare inconciliato? Dopo l’iniziale diffidenza a cui non riesce a sottrarsi proprio mai, converrebbe che, almeno in questo caso, la semplicità del dire apre a una forma d’arte spesso ritenuta ostica:

Nei mattini di maggio

dove crescono,

liberi dall’offesa,

la gioventù e i gerani?

C’è che i nostri tempi hanno reso la lettura della poesia un rito superstizioso, chiuso al pensiero critico. Da intendersi non come analisi metrica o ricerca di significati reconditi, ma come capacità di sconfinamento nell’oltre e nella meraviglia.

istinto di sopravvivenza

Dicono sia prerogativa degli scrittori rifuggire le interiezioni sociali che banalizzano un individuo fino a farne, anzitempo, materia per vermi. Tuttavia, ci sono persone che, lungi dal potersi dire maestre nell’arte del periodare, si dibattono istintivamente a salvaguardia della propria soggettività, consce che le influenze nocive sono centrifughe che presto o tardi le trasformeranno in un qualcosa che, pur foriero di soddisfazioni, si configurerà come un oltraggio alla loro natura.